sabato 29 aprile 2023

Questa volta leggo… La città ai confini del cielo-Elif Shafak

Appuntamento mensile con la rubrica creata dalle ragazze in cui leggere una lettura a tema con la parola stabilita di mese in mese.

Questa volta la parola è CORONA, e inevitabilmente la scelta è caduta su un libro in cui ci fosse un re ma non i classici sovrani medievali da castello e principesse ma uno mediorientale, con harem e tutto il resto!

Ho scelto per questo la mia seconda lettura di questa autrice turca, Elif Shafak, che la prima volta mi era piaciuta tantissimo. Stavolta però non è andata ugualmente bene purtroppo…


La città ai confini del cielo - Elif Shafak

Rizzoli, 2014; 558 pagine

⭐️⭐️⭐️


Questa lettura purtroppo non è stata per me un’esperienza piacevole e, probabilmente, ancora di più vista la recente lettura dell’autrice che avevo fatto e che mi aveva invece colpita molto positivamente.

In effetti non ho trovato il libro così negativo da definirlo brutto, ma tanto tanto noioso.

Mi ha stupita ancor di più leggere nella nota finale come l’autrice abbia manipolato gli anni di svolgimento di alcune delle storie raccontate per farle sovrapporre, scoprendo quindi che la maggior parte dei personaggi siano realmente esistiti e quindi di interesse storico, aspetto che normalmente apprezzo.

Qui invece, a parte l’architetto Sinan, gli unici personaggi che mi hanno un po’ affascinata e quindi non mi hanno fatta desistere, portando a termine la lettura, sono stati Jahan e Chota, gli unici inventati completamente, anche se l’esistenza di un elefante bianco a corte a quei tempi è stata documentata. 

Se non fosse stato per loro, avrei visto tutte le vicende come slegate e senza un filo logico che non sia il semplice scorrere del tempo, cosa che comunque ho faticato ugualmente a ritrovare se non in alcuni momenti.

La cosa che mi ha delusa di più è stata non vedere nessuna evoluzione nei protagonisti, nemmeno nella vita di Jahan che, tra l’altro, non è nemmeno riuscito a tornare a confrontarsi con la propria famiglia.

Quello che mi ha salvata invece sono state le ambientazioni: la Turchia è un paese di cui amo la cultura e che aspiro a visitare al più presto.

Le figure dei sultani però purtroppo sono rese in maniera del tutto piatta, con capricci e superbia tipici dei regnanti ma senza note di umanità né positive né negative, tranne per il figlio tormentato dal potere, anima poetica e artistica, che è infatti quello che mi è piaciuto di più, ed anche l’unico ad apprezzare davvero il suo elefante.

Mi si è stretto il cuore alla narrazione dell’incendio del palazzo, quando ha raggiunto le voliere reali, come per la fine dell’elefante che, nemmeno da morto ha potuto avere un po’ di pace e libertà.

Non ho capito bene se le figure della famiglia di zingari siano storiche o meno, ma credo che siano i soli personaggi che, in tutto il libro, siano degni di essere raccontati.

La conclusione, con l’emergere di una nuova parte della storia che non avrei mai immaginato, perché non esistono misteri da nessuna parte nel libro e perchè niente fino a quel momento lo lasciava presagire, è stata la cosa che ha fruttato la stellina in più, anche se non ho amato il fatto che non ci sia una reale soluzione delle cose perché resta relativamente in sospeso anche il mistero del furto durante il viaggio a Roma.

Proverò sicuramente a leggere un altro titolo della scrittrice per dirimere questo dubbio sorto dal divario tra due letture così agli antipodi.


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