lunedì 13 novembre 2023

Nannina - Stefania Spanó

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Nannina - Stefania Spanò
Garzanti, aprile 2023; 224 pagine
⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

Oltre che per la testimonianza storica, ho scelto questo mestiere anche perché un mestiere che non esiste piuttosto ci mostra chiaramente cosa abbiamo perso nel diventare ciò che siamo e ciò che ancora dentro di noi esiste, sebbene si fatichi a trovargli un nome.”

Ecco quello che è l’intento di questa storia, dell’autrice Stefania, che ci dichiara alla fine del libro.
Ed è proprio dalla fine che voglio iniziare, tra le lacrime ma con un sorriso, a raccontarvi questo capolavoro.
Sarà che, da buona napoletana, conosco non solo tutti i luoghi della storia ma anche le sensazioni che fanno vivere, sarà che ho trovato tantissimi parallelismi tra la mia vita e quella della giovane Stephanie, ma questo libro è diventato un pezzo del mio cuore.
Stefania è riuscita a fare molto bene entrambe le cose, facendoci avvicinare sia al mondo di Napoli più magico, quello più verace, dove nei vicoli si parlava non solo il dialetto ma la lingua delle favole, dei racconti di poco conto, le stroppole, che univano la gente del quartiere e servivano da collante per avvicinare le persone e tenere viva la memoria, sia alla faticosa e disperata ricerca di Stephanie del proprio posto nel mondo, della necessità di rinsaldare le proprie origini, grazie al rapporto con la nonna Nannina, affermata cuntastroppole, per poter diventare grande e comprendere il senso della propria esistenza, nell’ambizioso tentativo di unire il passato al presente, le tradizioni e le condizioni sociali attuali mutate rispetto al passato.

Ed è possibile a noi osservare ma anche alla ragazza farlo, grazie all’incontro fra tre generazioni di cui la più vecchia e la più giovane sono quelle prorompenti, anche perché “femmine”, mentre il padre Francuccio entra solo a fare da mediatore quando serve in punta di piedi o a moderare la vitalità della figlia. La zia Rosetta, la mamma Adelina, la sorella della nonna Maculata…sono le donne a far da protagoniste.
Accanto alla tradizione sta così la narrazione del coraggio, in un’epoca mai diventata inattuale, in cui le donne o stanno zitte e non si lamentano, come Stephanie rimprovera ad Adelina, oppure, se hanno il coraggio di denunciare le ingiustizie, vengono dichiarate pazze e rinchiuse in manicomio.

Una serie di somiglianze sconcertanti tra la protagonista e me come il fatto di abitare al terzo piano nello stesso palazzo della nonna, e che per protezione resti all’interno delle pareti di quell’edificio che sono diventate la sua prigione dorata, mi hanno fatto calare nella lettura come se mi fondessi con lei e potessi capirne l’ansia di vivere ma anche l’angoscia.
Così Nannina è diventata la nonna che ho avuto ma anche quella che, per certi aspetti, non ho mai avuto, quella che tutte le ragazzine dovrebbero avere per aiutarle a superare le difficoltà dell’esistere.

Le parole e i comportamenti della bambina e del suo pensare metà italiano e metà dialetto sono rese con una vividezza e naturalezza tali da sembrare di vederla, di conoscerla.
Il quartiere è quello fatto per metà dai fatti tristi che purtroppo conoscono tutti attraverso le notizie di cronaca e le serie tv, ma per metà è invece fatto da quella materia impalpabile che solo chi ci è vissuto puó conoscere davvero, che è dato da un insieme di condivisione e distanza, che può essere raccontato così bene solo da chi lo ha conosciuto personalmente, come l’autrice.

Grazie alla ce Garzanti per questa esperienza emozionante.