martedì 28 febbraio 2023

Ci provo con… Ciò che inferno non è - Alessandro D’Avenia


Appuntamento con la rubrica mensile in cui dobbiamo sperimentarci nella lettura di un nuovo autore mai letto prima.

Questo mese ho deciso di cimentarmi con un autore che mi attirava da un po’, D’Avenia, ma che finora non mi aveva davvero convinta a fare il grande passo con il suo libro famoso precedente a questo.

Qui invece l’argomento mi ha alla fine convinta e ne sono contenta, nonostante le lacrime versate.



Ciò che inferno non è - Alessandro D’Avenia

Mondadori, 317 pagine; maggio 2016

⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️


Questo è uno dei libri che sapevo avrei fatto fatica a recensire.

E non perché non mi sia piaciuto anzi, ma perché l’argomento è di quelli che mi toccano tantissimo e quindi ho sempre paura di non riuscire a rendere adeguatamente le emozioni provate.

È la storia di Padre Pino Puglisi, detto 3P dagli amici, di come ha lottato per liberare il quartiere Brancaccio di Palermo dal controllo della mafia nelle sue ramificazioni, non solo aiutando le persone a vivere decentemente ma soprattutto a ribellarsi a quella sopraffazione e a lottare per ottenere migliorie dallo Stato e dal Comune, in ambito socioassistenziale, come distretto sanitario e scuole.

Ed è stato questo a costargli la vita, il momento in cui ha pestato i piedi ai politici perché sì, ormai è risaputo, la mafia ha infiltrazioni in tutti i luoghi di potere. E ce le aveva già allora.

E l’aspetto che maggiormente colpisce al cuore è stato leggere come lo abbia fatto: non mettendosi dal pulpito a fare le proprie prediche ma portando il Signore tra la gente e nella vita di ogni giorno, tutti i giorni, e puntando soprattutto sui bambini e i giovani, perché secondo lui sono loro ad essere troppo spesso “educati male, non maleducati”.

E quello è stato anche l’aspetto messo più in luce nel libro, cioè come tutti i personaggi coinvolti, anche degli esponenti mafiosi, fossero o siano stati a suo tempo dei giovani bisognosi di aiuto che non hanno trovato il conforto di cui avrebbero avuto bisogno.

Anche se è, in totale onestà, l’aspetto che si fa più fatica ad accettare, nel voler pensare ai mafiosi solo come delle persone senza cuore e senza principi, abituate a far del male agli altri.

Qui viene reso bene evidente il contrario e come si diventi mafiosi e non lo si nasca, ma anche come ci siano delle persone che, nonostante vengano offerte loro delle possibilità alternative, decidano sempre, per disposizione personale o per incoscienza, di prendere la strada peggiore, di fare del male agli altri, come il bambino Riccardo.

Come risulta invece abbastanza evidente che le persone a cui vengono offerte delle alternative, riescano a riscattarsi e innalzarsi dallo squallore: così è per Totó, per Lucia, per Gemma, per Francesco e per Maria per esempio.

Francesco in particolare è il personaggio che mi resta nel cuore, quello che si avvicina al male perché portato dal gruppo e perchè non è stato abituato a vedere altro di diverso ma che, nel momento in cui questa opportunità gli viene data, non ha timore di mostrarsi “diverso”.

E risulta anche ben chiaro infine come sia necessario, per cambiare le cose, diffondere queste esperienze anche nella parte della città più lontana da queste realtà e che perciò si crede immune ma anche superiore e pensa di tenersene alla larga.

L’esperienza di Federico ma anche del fratello dimostrano che ci vuole sì tanto coraggio ma anche che non siano solo esperienze di aiuto ma che, una volta avviate, diventino soprattutto fonte di arricchimento interiore personale, soprattutto a livello affettivo, e di crescita umana.

Inutile dire che, quando ho chiuso il libro, piangevo e che sono stata di cattivo umore per tutto il giorno. E questo era perché odio con tutta me stessa le ingiustizie e perchè credo che le più grandi siano quelle che ci hanno portato via degli uomini con la u maiuscola, la cui perdita ci peserà per sempre, e che avrebbero potuto cambiare il mondo.

Poi però, su quest’ultimo aspetto ho dovuto ricredermi. Come per Falcone e Borsellino, Dalla Chiesa e per tanti altri, tra cui Puglisi, il condizionale è fuori luogo; leggere di come le imprese da lui avviate in vita, così come i suoi insegnamenti, siano state portate avanti e abbiano avuto successo, nonostante la loro scomparsa, mi ha reso ancora una volta evidente come il mondo lo hanno già cambiato.

venerdì 24 febbraio 2023

Questa volta leggo… Assassino senza volto - Henning Mankell

Per questo mese il tema di questa rubrica è “mani” come si può notare anche dal bellissimo banner ideato da Dolci.

E a me erano venute in mente una miriade di possibilità, ma la mia scelta poi è caduta su questo titolo che dovevo leggere da tantissimo tempo. E meno male che l’ho fatto perché, a parte aprire la milionesima serie, ho trovato le atmosfere che preferisco!



Assassino senza volto - Henning Mankell

Marsilio, 366 pagine; settembre 2018

⭐️⭐️⭐️⭐️


Con questo libro ho fatto la conoscenza con Kurt Wallander ed è stata molto positiva.

Kurt è un detective, uomo che va allo sfascio lentamente durante queste indagini.

In realtà lo conosciamo già avanti in questo processo, lasciato dalla moglie, la figlia tormentata con cui vive un rapporto combattuto, un padre che vede star male ma da cui si tiene lontano, la sorella da cui si sente sempre più distante, l’alcool che diventa il suo migliore amico, al punto da diventare autodistruttivo nelle indagini e negli inseguimenti, come nei rapporti con i suoi superiori e le vecchie amicizie che vanno allo sfascio.


In questo caso si tratta di due indagini per la precisione di un caso nel caso.

Da quello per l’ omicidio brutale di due anziani nella loro casa, scoperto dal vicino, si affianca quello per un altro omicidio di uno straniero che fa venire alla luce un mondo sommerso di movimenti razzisti e violenti.


Non avevo neanche cominciato la lettura che già mi sentivo catturata, immersa nel mondo nero svedese, e in quello di questo fragile uomo nordico.

Mi ha coinvolta molto il caso che è orchestrato benissimo al punto da farsi chiedere dove si possa arrivare senza avere uno straccio di prova.

E poi invece le prove e gli indizi vengono fuori poco per volta, mano a mano, anche se con tanta fatica.

Ho apprezzato soprattutto la capacità di sottolineare questo aspetto, la lunghezza delle indagini che invece in tantissimi altri casi sembrano procedere quasi per magia, cosa molto lontana dalla realtà.

I mesi che passano e la disillusione, l’intenzione di mollare che serpeggia, fino a un’illuminazione improvvisa.

Personalmente avrei pensato a un colpo di scena da inserire nelle ultimissime pagine, che forse avrebbe reso la quinta stellina ma anche così riesce a dare perfettamente l’idea dello squallore e la rabbia dello scoprire che la soluzione purtroppo era la più improbabile perché del tutto casuale, proprio come capita nella vota reale.

Tu leggi? Io scelgo… Le signore in nero - Madeleine St. John

Questo mese per la rubrica in cui scegliere un libro dalla lettrice a cui veniamo abbinate, mi è capitata Elisa del blog Il mondo di Krapfy e ho scelto una lettura per me un po’ insolita ma che mi è piaciuta un sacco e ora ve ne parlo!



Le signore in nero - Madeleine St. John

Garzanti, 192 pagine; giugno 2019

⭐️⭐️⭐️⭐️


Siamo a Sidney nel dopoguerra e ci sono 4 donne che lavorano da Goode’s, uno dei vecchi grandi magazzini di abbigliamento poi surclassati dai centri commerciali.

4 donne che non potrebbero essere più diverse una dall’altra.

Patty è una donna di mezza età, insicura e insoddisfatta, che sta col marito poco presente, e che un giorno durante gli acquisti di Natale, viene fulminata da una camicia da notte di seta e pizzo.

Fay è una ragazza abituata a fare la bella vita e a conoscere diversi ragazzi fino a quel momento, ma che ora si sente vuota e sola e desidera qualcosa di più dalla propria vita.

Magda è una donna ricca e in una coppia felice ma che viene reputata da tutti snob e con la puzza sotto al naso.

E lavorano tutte da Goode’s da un po’.

Finché arriva anche Leslie (che si fa chiamare Lisa), giovanissima appena diplomata, in attesa dei voti per sapere se andrà all’università oppure no, che decide di andare a lavorare per mettere da parte un po’ di soldi nel frattempo.

Il suo arrivo rompe l’equilibrio instabile che si era stabilito tra le donne nel negozio e, partendo da dei piccoli avvenimenti, darà il via a una serie di conseguenze che avranno il sicuro effetto di avvicinarle tra di loro e che porteranno a dei cambiamenti nelle loro vite.


La storia non mi è dispiaciuta per niente. 

Le tre protagoniste sono tutte donne profondamente diverse tra loro; ognuna incarna un tipo particolare di donna e ciascuna porta con sé delle problematiche diverse che, pur non essendo tematiche traumatizzanti, costituiscono le preoccupazioni che le accompagnano giorno dopo giorno e che in fondo potrebbero essere quelle di chiunque di noi che le stiamo leggendo.

Perché in fondo la caratteristica che le accomuna è che sono tutte donne normali, proprio come noi.

E ognuna di loro desidera essere felice e decide di dare una svolta alla propria vita.


Insieme a questo, le loro storie finiscono per essere anche uno spaccato di vita degli anni 50 in Australia, quando era la Terra promessa, con il boom economico ma ancora vergine, meta di emigranti da nazioni diverse. In particolare Magda e Stefan incarnano proprio questo: la coppia emigrata dall’Europa che ha fatto ricchezze e che fa invidia a tutti per la felicità raggiunta.

 

Non ce n’è stata una che non mi sia piaciuta o che mi sia diventata antipatica: seppur ognuna diversa dall’altra, ognuna con i propri difetti e le proprie particolarità, è stata proprio questa loro imperfezione a conquistarmi.


Purtroppo quello che mi è piaciuto di meno è stato il finale, non perché sia brutto ma perché è come se la storia fosse stata interrotta sul più bello, di fretta e le storie fossero state lasciate lì così in sospeso.

Certo, in fondo non sono proprio lasciate in sospeso perché quello che dovevamo sapere lo veniamo a sapere, però non c’è un vero e proprio momento del distacco ma è come se si interrompessero così inaspettatamente.

Ho avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa, di non essere riuscita a salutarle adeguatamente queste nuove amiche.

Forse qualche pagina in più avrebbe aiutato a lasciarle andare… Siamo a Sidney nel dopoguerra e ci sono 4 donne che lavorano da Goode’s, uno dei vecchi grandi magazzini di abbigliamento poi surclassati dai centri commerciali.

4 donne che non potrebbero essere più diverse una dall’altra.

Patty è una donna di mezza età, insicura e insoddisfatta, che sta col marito poco presente, e che un giorno durante gli acquisti di Natale, viene fulminata da una camicia da notte di seta e pizzo.

Fay è una ragazza abituata a fare la bella vita e a conoscere diversi ragazzi fino a quel momento, ma che ora si sente vuota e sola e desidera qualcosa di più dalla propria vita.

Magda è una donna ricca e in una coppia felice ma che viene reputata da tutti snob e con la puzza sotto al naso.

E lavorano tutte da Goode’s da un po’.

Finché arriva anche Leslie (che si fa chiamare Lisa), giovanissima appena diplomata, in attesa dei voti per sapere se andrà all’università oppure no, che decide di andare a lavorare per mettere da parte un po’ di soldi nel frattempo.

Il suo arrivo rompe l’equilibrio instabile che si era stabilito tra le donne nel negozio e, partendo da dei piccoli avvenimenti, darà il via a una serie di conseguenze che avranno il sicuro effetto di avvicinarle tra di loro e che porteranno a dei cambiamenti nelle loro vite.


La storia non mi è dispiaciuta per niente. 

Le tre protagoniste sono tutte donne profondamente diverse tra loro; ognuna incarna un tipo particolare di donna e ciascuna porta con sé delle problematiche diverse che, pur non essendo tematiche traumatizzanti, costituiscono le preoccupazioni che le accompagnano giorno dopo giorno e che in fondo potrebbero essere quelle di chiunque di noi che le stiamo leggendo.

Perché in fondo la caratteristica che le accomuna è che sono tutte donne normali, proprio come noi.

E ognuna di loro desidera essere felice e decide di dare una svolta alla propria vita.


Insieme a questo, le loro storie finiscono per essere anche uno spaccato di vita degli anni 50 in Australia, quando era la Terra promessa, con il boom economico ma ancora vergine, meta di emigranti da nazioni diverse. In particolare Magda e Stefan incarnano proprio questo: la coppia emigrata dall’Europa che ha fatto ricchezze e che fa invidia a tutti per la felicità raggiunta.

 

Non ce n’è stata una che non mi sia piaciuta o che mi sia diventata antipatica: seppur ognuna diversa dall’altra, ognuna con i propri difetti e le proprie particolarità, è stata proprio questa loro imperfezione a conquistarmi.


Purtroppo quello che mi è piaciuto di meno è stato il finale, non perché sia brutto ma perché è come se la storia fosse stata interrotta sul più bello, di fretta e le storie fossero state lasciate lì così in sospeso.

Certo, in fondo non sono proprio lasciate in sospeso perché quello che dovevamo sapere lo veniamo a sapere, però non c’è un vero e proprio momento del distacco ma è come se si interrompessero così inaspettatamente.

Ho avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa, di non essere riuscita a salutarle adeguatamente queste nuove amiche.

Forse qualche pagina in più avrebbe aiutato a lasciarle andare…