giovedì 17 febbraio 2022

La regina scalza - Ildefonso Falcones

 

Titolo: La regina scalza
Autore: Ildefonso Falcones
Edizione: Longanesi; 11 novembre 2013
Pagine 704
⭐⭐⭐⭐


Mi riesce sempre difficile recensire un libro dopo averlo letto e commentato con un gdl e questo devo dire che non fa eccezione.

È il secondo libro di Falcones che leggo e, come ne La mano di Fatima, anche qui troviamo al centro della storia le persecuzioni avvenute in Spagna ai danni di tutte le popolazioni rientranti nelle minoranze religiose e culturali.
Nello specifico questa volta si tratta dei gitani e non dei moriscos, e già questa osservazione basterebbe per rendersi conto di come in epoca moderna siano state all’ordine del giorno tali persecuzioni. Ma non c’è solo questo, perché a sottolinearlo durante tutto il libro ci sono le narrazioni di tutti gli atti e le misure efferate messe in atto anno dopo anno, ritrattando sugli accordi presi precedentemente, mossi nella direzione di eliminarli del tutto dalla Spagna pur senza espellerli questa volta.
Rispetto al primo però devo dire che questa volta sia la storia che i protagonisti mi hanno presa molto di meno.
La protagonista principale sarebbe Milagros, le cui vicende da quando è adolescente, vengono seguite fino alla maggiore età, dopo aver avuto un marito e una figlia.
A me però è risultata alquanto antipatica e non sono riuscita a spiegarmi come potesse restare così ingenua e incosciente fino all’ultimo istante, modificando la propria posizione solo perché aiutata dal solito Frà Joaquin comparso dal nulla a togliergli le castagne dal fuoco.
Ugualmente la morena cubana Caridad, ex schiava, mentre all’inizio fa tanta pena e tenerezza per come è abituata a subire e per quello che, anche una volta libera, si vede costretta a subire, dopo un po’ comincia a dare ai nervi per il modo di restare imbambolata e in silenzio di fronte a chiunque e facendo fare qualsiasi cosa a chiunque le capiti di fronte. Finalmente alla fine riesce a reagire e a riscattarsi ma per me è davvero troppo tardi.
Invece ho preferito, alla luce dell’epilogo, decisamente il nonno Melchor e la madre Ana, che inizialmente mi risultava un po’ fredda. Il primo è stato nel finale un po’ troppo imprudente mettendo tutti a rischio, ma è l’unico che resta fedele ai propri principi, insieme alla figlia.
La relazione tra lui e la Chachita è comunque dolcissima e tenera nel romanzo.
Ana si rivela forte e caparbia in una maniera che non avrei mai immaginato e riceve tutti i riconoscimenti che merita per gli anni passati a sopportare pene ingiuste.
Pedro invece avrei voluto dall’inizio ammazzarlo con le mie mani e capisco la scelta di Milagros solo considerando l’ostinazione della ragazza a cui viene aspramente proibito qualcosa, e quel qualcosa diventa improvvisamente tutto quel che possa desiderare, anche se purtroppo questa si rivelerà la sua maledizione.

Alla fine questa volta preferisco l’aspetto più propriamente storico del libro che, avendo da poco fatto un esame di storia moderna tra l’altro, mi ha appassionata permettendomi di ripercorrere le tappe di alcune delle monarchie spagnole più famose di quegli anni e di come si viveva nelle città, del tipo di lavoro e dei riti che si osservavano, soprattutto religiosi, e di come il popolo di religiosi avesse grandissima parte nella vita del popolo e non solo per quello che riguardava la vita religiosa.
Le descrizioni degli ambienti, delle città e soprattutto dei popoli e delle loro usanze è, come sempre per questo autore, vivida e di grande effetto.
Inevitabile la sensazione che Falcones con questo libro si sia un po’ riciclato come tematica.

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