giovedì 17 febbraio 2022

L' ANGOLO VINTAGE 2.0 & L' ANGOLO DEL CLASSICO Grandi speranze - Charles Dickens

 



E come libro vintage questo mese ho deciso di spostarmi sul mio amato Dickens, con cui sono sicura di non sbagliare mai!


Titolo: Grandi speranze
Autore: Charles Dickens
Edizione: BUR; 29 gennaio 1987
Pagine 660
⭐⭐⭐⭐⭐



"Fu quello un giorno memorabile, poiché provocò in me grandi cambiamenti. Ma lo stesso accade in ogni vita. Provate a immaginare di cancellarne un giorno particolare, e pensate a come sarebbe stato differente il suo corso. Voi che leggete, fermatevi a pensare per un attimo alla lunga catena di ferro o di oro, di spine o di fiori, che non vi avrebbe mai avvinto, se non si fosse formato il primo anello in un giorno memorabile."

Dickens è la mia coccola, il mio rifugio quando sono indecisa su cosa leggere o ho bisogno di andare sul sicuro.
Ciò che mi piace da morire dei suoi libri e che preferisco, sono tre elementi.

Il primo è la scrittura che pilota con grandissima maestria, giocando con il tono, con le figure retoriche ed i termini, dipingendo quadri al limite del surreale e che spesso fanno sorridere anche quando descrive momenti particolarmente significativi.
Le sue descrizioni sono sempre abilissime, soprattutto per quel che riguarda la vita a Londra, una Londra dell’epoca, piena di contraddizioni.
Il secondo è la capacità di narrare gli animi umani pur senza utilizzare retorica, ma dipingendo degli avvenimenti che mettano alla prova i protagonisti, in questo caso Pip, il giovane ragazzo che è la voce narrante, ma anche Estella, e perfino Biddy e Joe, anche se toccati indirettamente. La morale è immediatamente intuibile, si rivela come una folgorazione, nelle ultime pagine dei suoi libri.
E questo non fa eccezione.

“E ora torno a questo giovanotto. E la comunicazione che gli devo fare è che ha grandi speranze”

In questo nello specifico, e per tutto il libro, il dilemma è tra le apparenze e i principi , tra il cogliere al volo l’occasione per migliorarsi e realizzare le proprie “grandi speranze” e il restare fedeli a se stessi.
Perché i principi, o meglio alcuni valori morali, sono sempre al centro delle storie di Dickens, e questo è il terzo elemento che adoro nei suoi libri.

“Il cielo sa che non dovremmo mai vergognarci delle nostre lacrime, perché sono pioggia sulla polvere accecante della terra che ricopre i nostri cuori induriti. Mi sentii meglio dopo aver pianto…più addolorato, più consapevole della mia ingratitudine, più raddolcito. Se avessi pianto prima, Joe sarebbe stato con me, in quel momento.”

Nei personaggi di questo ho ritrovato tutte le classiche figure a lui care: i malfattori che rinsaviscono, spesso grazie all’aiuto di piccoli innocenti; le tante, la maggior parte, persone che seguono la strada sbagliata e alla fine pagano aspramente i loro crimini; quelle povere e ignoranti ma le sole capaci di affetto vero e sentimenti puri e di comportarsi in maniera onesta senza chiedere nulla in cambio.
Sia beninteso, nei romanzi di Dickens spesso anche i primi pagano, nonostante si ricredano sulle cattive azioni commesse e cambino rotta. Ed è ciò che succede anche qui, e che causa grande sofferenza anche al nostro protagonista Pip, sia direttamente che indirettamente.
Purtroppo nonostante tutto non sono riuscita a provare simpatia per lui, perché è la sola causa dei suoi mali e della delusione delle sue “grandi speranze”, ma non ho potuto non avere gran pena per lui dopo tutte le sfortune che gli sono piovute sul capo e che ha dovuto sopportare amaramente.
Invece non si può non amare Joe e Biddy che appartengono a quell’ultima categoria, proprio perché è lo scrittore a desiderarlo.
Allo stesso modo invece ho provato affetto per Provis, nonostante il ragazzo continui a dipingercelo con pieno disprezzo, fino al momento in cui per magia si ravvede.
È il classico esempio di figura cara allo scrittore, sulla cui esistenza pesa la strada che ha intrapreso per colpa di figure abiette che si sono messe sulla via, e per cui è costretto a pagare un prezzo troppo alto.

Le cose vanno sicuramente in una direzione in cui il fato pesa in maniera più pesante che se si fosse trattato di vero fato e non fosse stato diretto dalla mano dell’autore proprio verso certi protagonisti, ma questo non risulta sgradevole seppur molto triste, perché è ciò che ci si aspetta dalle storie di Dickens.

4 commenti:

  1. Io fatico molto con i classici e quindi tendo a non leggerli

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    1. È un peccato perché secondo me, come in questo caso, si perdono dei capolavori

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  2. che brava che leggi i classici! Bella recensione

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