martedì 22 febbraio 2022

La luce dei fiori nella notte - Anne Bragance

 

Ed eccoci al secondo libro con il progetto della sfida di lettura Il tesoro di Capitan Li braio, in collaborazione col progetto Salani, Lettori si diventa.

Questa volta ci siamo cimentate con un testo un pò diverso, per più grandi (dai 10 anni in su), e che parla di rapporti familiari prima di tutto, ma anche della diversità e di come le amicizie e i legami più belli possano nascere nei momenti più impensabili e con le persone più distanti da noi, e dello sviluppare la capacità di ascoltare.


Titolo: La luce dei fiori nella notte
Autore: Anne Bragance
Edizione: Salani; 13 settembre 2018
Pagine 172
⭐⭐⭐⭐


Edgar, soprannominato Sweetie, è un ragazzino di 12 anni, diverso dalla maggior parte dei suoi coetanei, perché silenzioso e solitario, non ha plateali manifestazioni di affetto e non fa capricci, ma ama circondarsi delle poche persone a lui care e che lo comprendano, il giardiniere Lucas, il dottor Chevalier, e l’attore Gerard Legrandieu, ed ama soprattutto coltivare in giardino i propri fiori, gli unici che, pur non parlando, riescono a trasmettergli emozioni uniche e sono il suo rifugio, perché non mentono mai.
Mostra una intelligenza e una capacità di linguaggio molto sviluppate e ricorre spesso a un’ironia pungente per fuggire alle angherie del padre.

“Ma le persone mentono così, per il puro gusto di tradirti e deriderti.
Avevo più che mai bisogno di fiori bianchi. Abbassandomi e strisciando quasi carponi, sono passato sotto la finestra e ho girato intorno alla casa. Davanti alla facciata nord, vicino a una panchina di legno, ho scoperto un’aiuola di ortensie bianche. Le loro belle teste rotonde erano così pesanti da toccare quasi terra, allora mi sono rannicchiato lì davanti e mi sono riempito a lungo della loro luce e della loro bellezza.”
I genitori sono due personaggi del mondo dello spettacolo, un poco sopra le righe ma, soprattutto, evidentemente poco adatti a fare i genitori.
La madre Lolly è un po’ instabile emotivamente, e completamente succube delle decisioni del marito; Hugues è poco incline alla sopportazione, molto arrogante e prende fuoco per un nonnulla e soprattutto non riesce a vedere più in là del proprio naso.
Questo figlio, tanto diverso da lui e dal suo mondo, non lo comprende e lo vive come una delusione e quindi se ne disinteressa del tutto, tranne nei momenti in cui lo deride malignamente o lo punisce aspramente e con cattiveria, riversando su di lui tutta la sua negatività.
Quello che è costretto a subire questo bimbo, il modo in cui sia arrivato ad accettare come normali, trattamenti che nessun bambino dovrebbe subire in casa, è qualcosa che fa stringere il cuore e riesce a suscitare tanta rabbia.

“Avrete notato che i bambini hanno gli occhi limpidi, cristallini. Tutti, senza eccezione. Provate a fare un esperimento. Chinatevi su una culla e sussurrate al marmocchio “brutto imbecille”, “sudicione”, “figlio di puttana”: scommetto che non riuscirete a offuscare minimamente quella limpidezza cristallina. Anzi, se il bambino è di buonumore, magari vi regalerà anche un sorriso. Ma in seguito, quando comincerà a comprendere le cose e darà a esse un nome, la sua purezza andrà a farsi fottere. Gli occhi di un bambino che cresce sono come la vasca del dottor Chevalier; a poco a poco l’acqua cambia, diventa opaca, non è più trasparente. Ci ho messo molto, anni interi, per capire che cosa trasforma l’acqua cristallina degli occhi degli innocenti, e ho trovato i responsabili: le parole. Ogni nuova parola è una pietra avvolta nel fango che cade nello sguardo dei bambini e lo sporca per sempre. (…) Io non voglio che queste brutte pietre della conoscenza offuschino lo sguardo dell’inca, o almeno voglio che lo offuschino il più tardi possibile.”

Le cose peggiorano quando i genitori, quasi per rifarsi, decidono di adottare un fratellino inca, che vanno a prendere direttamente in Perù.
Anibal, di 5 anni, non sa spiccicare una parola di francese e nemmeno di spagnolo, e si rivela molto simile a Edgar rifilando una nuova cocente delusione ai genitori. Edgar, che inizialmente non puoi soffrirlo,

“D’altronde non si dovrebbero mai trasferire le persone da un paese all’altro, non funziona mai. Anche i fiori soffrono, se li si strappa dal luogo d’origine. Alla fine si adattano, ma soffrono.”

imparerà pian pianino a conoscerlo e apprezzare il suo silenzio, la sua capacità di osservare, e soprattutto l’ammirazione nei suoi confronti e il modo che ha di affidarsi a lui e di fidarsi, fino ad affezionarglisi e a volergli bene davvero.
Questo affetto lo porterà a dei gesti estremi di cui nessuno, compresi noi lettori, lo crederemmo mai capace, per arrivare a un finale commovente.

I personaggi sono caratterizzati molto bene, forse un pó in maniera stereotipata e poco complessa, che separa rigidamente i buoni dai cattivi.
Questo non avviene chiaramente solo per Sweety, al punto che per buona parte del libro facciamo la sua conoscenza senza capire sul serio inizialmente cosa debba succedere.
Alle vere e proprie azioni infatti è dedicata solo una piccola parte alla fine, anche se è talmente carica di emozioni che basta per tutto il libro.
E il merito è anche probabilmente del modo in cui l’autrice ci ha preparati con la storia di questa famiglia atipica (anche se poi ne esistono tante più di quel che penseremmo così, intorno a noi) e delle disavventure di questi due piccoli protagonisti.

A tratti ho pensato che questo bimbo avesse tratti autistici, perché chiaramente alcuni comportamenti e tante delle conoscenze che possiede e dei ragionamenti che fa sono da adulto e non da ragazzo della sua età.
Questo però non stona e non ha avuto l’effetto di smorzare l’empatia che le sue parole, il suo racconto, provocano mentre il libro scorre via.

Il finale è senza dubbio edulcorato, perché se da un lato la tendenza attuale è quella di lasciare i bambini in famiglia, dall’altro sarebbero stati allertati senza dubbio i servizi sociali per una situazione del genere, e non sarebbe stata certamente la giudice con le buone a recarsi a casa e ad ospitare i fratelli nella propria casa. E ho qualche dubbio che per un bambino adottato le cose si sarebbero svolte con tanta semplicità.
Ma essendo un libro per ragazzi ci sta che venga scelto di farlo terminare in questo modo, sottolineando comunque l’atteggiamento di condanna nei confronti di questi genitori.

2 commenti:

  1. Quanto ho amato questa lettura! Mi ha toccata nell'anima perchè ha toccato corde che per me sono dolenti ma che ora riesco finalmente ad affrontare.

    “Ci vuole silenzio se si vogliono ascoltare le piantine fiorite, le loro domande timide, e capire di cosa hanno bisogno.”

    Ho letto questo romanzo proprio in SILENZIO perché tramite questa lettura mi sono concessa del TEMPO per ascoltare Me Stessa, le mie esigenze emotive e ho permesso anche alle lacrime di uscire indisturbate.

    Credo che il fattore TEMPO sia un perno centrale del romanzo: non si può contare solamente su quanto possediamo materialmente perché questo non colmerà la nostra necessità affettiva ma ci vuole tempo per coltivare, innaffiare e crescere dei rapporti sani e duraturi.

    E’ stata una lettura capitata al momento giusto!

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  2. Vivi ❤️Conosco la tua sensibilità e, se da un lato mi dispiace ti abbia fatta soffrire, dall’altro credo che certi libri abbiano anche la funzione di farci elaborare qualche tema, quindi non la leggo come un’esperienza negativa, in fondo☺️😘

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