lunedì 17 gennaio 2022

L' ANGOLO VINTAGE 2.0 & L' ANGOLO DEL CLASSICO - Lo studente - Nathaniel Hawthorne

 



Questa rubrica mi sta proprio piacendo!
Mi permette di dedicarmi alla lettura di quei classici un pò datati che amo, e sto scoprendo delle vere chicche, come in questo caso. Mi auguro sia andata altrettanto bene anche alle altre blogger (andate a spulciare mi raccomando!).


Titolo: Lo studente
Autore: Nathaniel Hawthorne
Edizione: Sellerio editore Palermo; 31 marzo 2000
Pagine 204
⭐⭐⭐⭐



Fanshawe, titolo originale di questo libro, è stato il primo in assoluto scritto da Hawthorne.
Qui ritroviamo tutte le atmosfere gotiche tipiche dell’autore, che mi avevano conquistata in La lettera scarlatta.

Nonostante questo sia il primo e quindi anticipi il successo della Lettera, e nonostante sia stato prima messo in commercio e poi tutte le copie o quasi, diversamente da quella in possesso della sorella che è riuscita ad arrivare fino ai giorni nostri, siano state distrutte per volere dell’autore, per me è quasi migliore del successivo.
La trama apparentemente semplice: due ragazzi, Fanshawe e Edward Alcott, due giovani molto diversi, arrivati entrambi all’ Harley College, si innamorano della stessa ragazza, Ellen Langdon, che si trova per qualche anno dal preside, il dottor Melmoth, per una promessa fatta al padre.
Ma improvvisamente arriva un uomo misterioso, dall’aura negativa, apparentemente pescatore, che fa alla ragazza delle strane proposte.

Tutti i personaggi appaiono nella loro vividezza, pur se con pochissime descrizioni; quello che dicono, che fanno, li fa balzare fuori dalle pagine.
E così riusciamo a immaginare questo protagonista solitario, studioso, riflessivo, molto malinconico, pallido, che ama trascorrere il tempo tra le pagine dei suoi libri, figura emblematica come simbolo dello scrittore stesso, che lo richiama anche nell’anelito a un sentimento che gli faccia palpitare il cuore e fremere le membra, che però poi rifugge non sentendosene in grado.
E nonostante si sia detto che quella sua fosse la desolazione romantica di chi, tormentato, si ritiri nella rinuncia con gran sofferenza, io credo che invece per Hawthorne volesse essere la scelta, quella consapevole, di chi si senta scrittore nell’anima e scelga di preferire la fama alla famiglia, come è rimarcato nella conclusione, nel paragone con la coppia che però non

La coppia manco a dirlo è quella designata, quasi predestinata, come se fosse una vocazione, come se ci fosse chi nasca per fare grandi cose e chi, invece, per pensare alle cose terrene come l’amore e a metter su famiglia.
E Edward sicuramente è di questo secondo tipo, l’opposto del primo, frivolo, dissoluto, capriccioso, ricercato tra le ragazze del collage, dalla fama di farfallone e dai modi affettati, incline all’ accendersi facilmente, a lasciarsi prendere dalle passioni, a lasciarsene guidare, così come quando Ellen è finalmente a casa sana e salva, lui si nasconde ferito nel suo orgoglio, nonostante la signora Langdon lo cerchi preparando un tè con rinfresco apposta per lui.

E così come tra i due protagonisti, risalta anche il paragone fortemente sottolineato nel capitolo in cui si ritrovano, tra “il malvagio Butler” e il redento Briant.
Qui traspare l’aspetto della religiosità e del moralismo che poi si ripresenterà nella Lettera scarlatta, probabilmente derivante dal rapporto dell’autore con la religione.
La contrapposizione forte è tra chi sbaglia ma si redime e torna uomo nuovo, e chi invece, traviato dalle esperienze della vita, davanti alla possibilità di redimersi, sceglie di continuare per la sua strada.
Neanche l’assistere alla morte della madre riesce a salvarlo. E la punizione arriva proprio come calata dall’alto, senza scontri, messaggeri o intermediari di alcun tipo, ma come tragica fatalità che fa cascare come Lucifero, cadendo morto, e scioglie così tutto il male e gli intrighi che aveva intessuti.

Questo sembra essere il fine di questa storia, tanto che non ci viene descritta in alcun modo la scena del ritrovarsi tra Ellen e il dottore o tra Ellen e il padre, nè ci si sofferma in alcun modo sulla spiegazione dell’intento dell’uomo se non con un accenno al fatto che volesse condurre la ragazza dal padre da un lato e, dall’altro, sposarla. Ma come questo intendesse realizzarlo non ci è dato saperlo, nonostante venga automatico più volte nella narrazione, chiederselo, e stoni questa assenza.
Non è presente perché non è importante.
Importante è che, al momento della morte, si dedichi una pagina alla storia passata di quella persona, per dargli sfumature, per far guardare a lui non con condanna e giudizio, ma con pena, perché è la sofferenza a condurre a perdere la retta via.

Le scene naturali sono tutte tra il pastorale da un lato, e la natura selvaggia e incontaminata dall’altro, rendendo sempre evidente come sia la seconda a prevalere e dominare, dipinta come invadente, predominante, irta di pericoli, ma solo per chi è malvagio, mentre si apre accogliente a chi sia di animo puro, come nel caso dello studente che riesce a scendere magicamente il dirupo senza neanche un graffio.

L’impeto romantico e decadente permea le scelte del giovane protagonista, fino alla fine che arriva attesa, inevitabile, ma non lascia angosce perché anche se appena ventenne, ha lasciato un segno indelebile, cosa che invece non è riuscita all’antagonista.

8 commenti:

  1. Ciao! Bella recensione 🤗 Purtroppo non conosco questo autore, anche se in effetti è un classico!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie ☺️ Io consiglierei questo più il più famoso La lettera scarlatta

      Elimina
  2. Ho sentito parlare moltissimo di questo autore ma non ho ancora letto nulla di suo

    RispondiElimina
  3. che bella recensione! Non leggo con facilità i classici, ma mi hai incuriosita

    RispondiElimina
  4. Ho letto La lettera scarlatta e questo romanzo lo conosco anche se non l'ho mai letto, non so se lo leggerò perché non amo eccessivamente i classici

    RispondiElimina