lunedì 28 febbraio 2022

CI PROVO CON... Dov'eri Adamo? - Einrich Boll

 

E questo mese, per l'appuntamento mensile con la rubrica in cui noi blogger ci dilettiamo a leggere degli autori a noi sconosciuti, ho deciso di provarci con questo libro che mi attendeva per una collaborazione con la ce a tema Giornata della memoria del mese scorso.


Titolo: Dov'eri Adamo?
Autore: Heinrich Boll
Edizione: Oscar Mondadori; 21 settembre 2021
Pagine 204
⭐⭐⭐⭐⭐

Se da un lato dare 5 stelle a questo libro, per l’argomento trattato, mi sembra doveroso, dall’altro mi risulta quasi controverso attribuirgliele, come se volessi “premiare” quegli avvenimenti storici, il che ovviamente lungi da me.

Si tratta di nove capitoli, apparentemente slegati tra loro perché ognuno o quasi, con protagonisti e scene differenti, tenuti insieme dallo scenario comune della conclusione della Seconda Guerra mondiale.
E questo motivo probabilmente ha frenato qualcuno nell’approcciarglisi, rendendolo ostico per quei lettori che pretendono tutto subito e una struttura lineare.

In realtà però, andando avanti nella lettura, si scopre che non sono slegati ma che tutti quei militari si ritrovano in diversi contesti, e i pezzi tornano insieme a costituire una scena unica, purtroppo molto angosciante, proprio perché il contesto storico lo è stato.
L’originalità di questo testo, come pochi ai tempi della sua pubblicazione, sta nel fatto che il punto di vista da cui è narrato è quello tedesco, soprattutto al momento in cui la guerra è ormai persa ed i russi stanno penetrando l’Ungheria e la Polonia e raggiungendo la Germania dell’est.
Questo ci permette sì di vedere i geriarchi esaltati e isterici, e spietati, da un lato, anche se si riesce ad evidenziare come fossero la minima parte; ma, dall’altro, di leggere lo scoramento di quei soldati che partecipavano perché costretti ad arruolarsi, di come non credessero in una missione comune ma riuscissero comunque a stabilire relazioni umane con i loro commilitoni, per quel poco che potevano durare purtroppo, di come tanti non realizzassero realmente la situazione in cui si venivano a trovare, come nel caso di Finck, andando incontro a un finale improvviso e del tutto inatteso, e di come tanti si ritrovassero lì a quel punto, coi loro acciacchi, pregressi o dovuti al tempo trascorso al fronte, quello orientale in questo caso, e fossero costretti a tirare avanti giorno per giorno facendovi i conti e lasciando che questo decidesse la loro sorte.

I campi di sterminio non potevano mancare del tutto, anche se qui vengono solo accennati nel capitolo relativo alla ragazza ebrea, Ilona, formatasi in ambito religioso ma che poi ha scelto la strada dell’insegnamento della musica ai bambini, che purtroppo è quello che finisce per segnare la sua fine.
Eppure anche qui lo scenario che si delinea è agghiacciante, dove troviamo, oltre ai metodi di uccisione che tutti ormai conosciamo, e alle guardie che eseguono gli ordini con freddezza e distacco e senza tante domande, anche coloro che raccattano le persone in giro per il paese e le trasportano ma si ostinano a chiudere gli occhi e non vedere la loro di crudeltà e quella dell’abominio a cui sono destinati, e vediamo anche come, spesso, ci fosse la follia a farla da padrona, e l’esaltazione, in personaggi a cui veniva purtroppo concessa una posizione di rilievo, con il terribile potere di vita o di morte.

“Il campo, disse, non c’è più nessun campo-entro questa sera non ci sarà più nessun campo-sarà vuoto.
Vuoto? Chiese Plorin. Si era seduto e passava lentamente la manica sulla mitraglietta che aveva preso l’umidità.
Vuoto, disse il sottufficiale ss, che accennò un sogghigno alzando le spalle. Vi dico che il campo sarà vuoto, non vi basta?
Deportati? Chiese Schroder che si trovava già sulla porta.
Maledizione, disse il comandante di squadra - lasciatemi in pace una buona volta, ho detto vuoto, non ho detto deportati-compreso il coro. Sogghignò. Il vecchio impazzisce per il suo coro. Vedrete che se lo porterà via…
Ah, ecco, dissero i due insieme- ah, ecco…, e Schroder aggiunse: Il vecchio impazzisce proprio per i canti. Risero tutti e tre.”

“La stupiva constatare quanta rilassatezza ci fosse in quell’amministrazione della morte. Tutto avveniva in modo meccanico, con una certa eccitazione e impazienza: quelle persone facevano il loro lavoro con lo stesso malumore con cui avrebbero svolto ogni altro lavoro d’ufficio, si limitavano a espletare un compito, un compito che trovavano sgradevole, ma che andava espletato.”

La devastazione che alla fine emerge dal quadro disegnato da questa storia, nessuno escluso, nemmeno Feinhals che riesce a tornare a casa dai genitori al paesino al fronte, proprio vicino ai combattimenti, è, secondo il mio parere, quello più corrispondente alla realtà e credo che l’intento dell’autore fosse proprio questo: di rendere come, anche per chi avesse la fortuna di sopravvivere a quegli orrori, la vita non avrebbe potuto essere più la stessa.

“Inoltre la maggior parte delle persone commetteva l’errore di ritenere che un pezzo di metallo lucente sul petto o al collo di un uomo potesse trasformarlo. Sembravano credere che uno stupido potesse diventare intelligente e che un debole potesse diventare forte con una medaglia appesa in un punto decorativo dell’uniforme, una medaglia che si fosse possibilmente guadagnato.
Ma Berchem aveva capito che non era vero: ammesso che fosse possibile cambiare un uomo con una decorazione, allora questo avveniva in senso negativo.”

Unica nota positiva in tutto quello squallore è l’amore in nuce tra Feinhals e Ilona, che viene tragicamente abortito, trasportati improvvisamente uno lontano dall’altra, ma che solo permea di una nota di speranza e di tenerezza la storia, mostrando come, anche tra un soldato tedesco e un’ebrea potesse nascere l’amore, vincendo qualsiasi distanza.

È difficile pensare ai tedeschi di quel periodo storico senza operare una netta dicotomia buoni-cattivi, che serva per tenere apparentemente il Male con la m maiuscola lontano da noi.
La realtà purtroppo è ben diversa e, mai solo bianca o solo nera, qui colpisce chi riesce ad avere la mente aperta a sufficienza, e ci fa realizzare come, anche nei ranghi tedeschi come nel popolo, tanti abbiano subito l’orrore che si è verificato, non come carnefici ma come vittime.

Grazie alla casa editrice per questa opportunità di cimentarmi con questo genere di lettura.
Spero che le altre blogger siano state altrettanto fortunate!



9 commenti:

  1. Nonostante, generalmente, mi affascinano i libri su questo particolare periodo storico dalla presentazione che ne hai fatto (nonostante sia positiva) questo titolo non mi ha convinta

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  2. Io non amo questo tipo di libri, cerco di scansarli

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  3. Non amo molto i libri storici soprattutto quelli che ruotano intorno legati alle due guerre mondiali, colpa mia ne sono consapevole. Complimenti per la recensione.

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    1. Questo, nonostante si svolga tutto durante la guerra, non te lo fa pesare. Leggi semplicemente vicende di uomini, a parte l’episodio della ragazza. Ma indubbiamente è di forte impatto

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  4. Ho tanti libri legati alle Guerre mondiali (passione del marito) ma questo mi manca. Di sicuro, non è una lettura semplice e per ora non fa per me.

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