venerdì 24 dicembre 2021

Tu leggi? Io scelgo... Dillo tu a mammà - Pierpaolo Mandetta

 



Eccoci al nuovo appuntamento mensile con le letture scelte da altre blogger, da un'idea di Rosaria del blog Niente di personale, gestita da Chiara di La lettrice sulle nuvole.
Ogni mese si verrà abbinati a sorte ad uno degli altri blog partecipanti e si dovrà scegliere un titolo tra i libri lì recensiti.
Questa volta mi è toccata Dolci e ne sono stata entusiasta per i millemila titoli che avrei voluto leggere tra cui avevo solo l’imbarazzo della scelta.

Alla fine mi sono decisa per questo di Mandetta perché era uno dei più datati e perchè avevo voglia di riflessioni e qualche risata, che era ciò di cui leggevo nelle recensioni, e quindi è andata.
Purtroppo per me non è scattato il colpo di fulmine come per gli altri.


Titolo: Dillo tu a mammà
Autore: Pierpaolo Mandetta
Edizione: Rizzoli; 11 maggio 2017
Pagine 322
⭐⭐⭐


Ma iniziamo dalla storia: nella trama si legge del coming out che Samuele deve fare con la sua famiglia arrivato ai trent’anni, in occasione del suo imminente matrimonio.
Per far ciò deve tornare da Milano, città in cui si è trasferito, e dove vive e lavora, a Trentinara borgo del Cilento, da cui proviene.
Ma in realtà la trama nasconde molto altro e va ben oltre questi aspetti, perché i tormenti amorosi del protagonista Samuele nascondono quelli di una generazione insoddisfatta che non trova posto in questa società fatta di arrivismo e materialismo e di finti valori e egoismo dominante, in cui diversi suoi amici si arrendono e scelgono di lasciare quei lavori in cui devono competere ogni santo giorno con colleghi e concorrenti che fanno battutine acide e sorrisi finti e aspettano solo un passo falso per farti le scarpe, oppure, molti di più, scrivono le mail alla rubrica per ricevere consigli per la loro insoddisfazione.

Ma troviamo anche raccontato il dramma di doversi trasferire al nord dal sud, lasciando le terre amate perché non offrono lavoro ma nemmeno possibilità di realizzazione personale perché ferme a qualche decennio prima, anche se poi sarà proprio questo che costituirà anche il risvolto della medaglia, rivelandone anche i pregi di una vita molto più a misura d’uomo, scandita da ritmi diversi, da valori diversi e da rapporti personali ancora sinceri.
E questo scatenerà in Samuele il dilemma tra il tornare a Milano o restare giù, dopo aver finalmente fatto pace con le proprie origini.

“Andare, tornare, restare. A volte sono consigli, a volte imposizioni, a volte condanne. Ma è curioso notare come questo riguardi sempre gli altri. “Hai fatto bene”: chi è rimasto lo ripete con un preciso godimento, che facciamo bene a emigrare. A me fa sentire in bocca l’amaro della sconfitta, invece, e non la grinta dell’opportunità. Vorrei non essere costretto ad agitare il fazzoletto e a porgere i saluti alle mie montagne.”

“Vorrei essere insensibile, disumano, supponente. E invece li amo. Li guardo e li amo per la prima volta, di nuovo. Come si ama chi viene al mondo, chi è appena nato e lo si guarda con candore, senza filtri e pregiudizi. Sono perfetti così come sono e devo obbligarmi a fare i conti con i sentimenti che un saluto comporta. Senza sminuirlo o fare finta che non abbia il valore che inevitabilmente gli attribuisco.
Li amo. Vi amo.”

In più ci troviamo anche, un po’ secondaria ma non troppo, la difficoltà di discernere tra i rapporti nella propria vita, del capire quali siano le persone realmente importanti e a cui dare peso e quali invece quelle da lasciar andare, anche quando a volte costituiscano delle questioni irrisolte e che hanno segnato il nostro passato.

In tante di queste riflessioni avrei potuto ritrovarmici se fossero state delineate in una maniera un po’ più spontanea, meno forzata e lamentosa.
Purtroppo invece mi sono ritrovata, per tre quarti del libro, a leggere dei patemi d’animo di questo ragazzo, nemmeno tanto giovane, che passa il tempo a tormentarsi e non in maniera costruttiva ma principalmente sfuggendo ai problemi, nascondendosi e evitandoli, cercando di negarli.

Purtroppo l’empatia con lui non è proprio scattata, e non so se sia perché in fondo non mi abbia davvero convinta il tono della scrittura un po’ ambiguo, che mi è sembrato oscillare indeciso tra un tentativo di ironia che non avesse il coraggio di spingere troppo, e un’introspezione che però non si esprime mai davvero, non dà pareri o punti di vista attraverso i personaggi, ma descrive solo i problemi e alcuni modi di esprimerli.

Avrei potuto immedesimarmi nel protagonista un po’ per la mia situazione lavorativa ma anche per la mia identità di donna meridionale trapiantata in Emilia. Purtroppo questo non è successo e mi sono ritrovata a leggere per la maggior parte del tempo, delle giornate trascorse da quest’uomo, senza un vero obiettivo, vagando da un luogo all’altro e da una persona all’altra, con tanta noia, fino all’ultima parte dove comunque non ritroviamo nessuna vera “risoluzione” ma dove almeno leggiamo finalmente di un Samuele che si decide a portare a fondo i propri interrogativi e a scavare dentro di sè.

Ho apprezzato molto di più alcuni personaggi secondari come per esempio Claudia, cinica e ironica apparentemente, ma che poi svela la propria natura di donna bisognosa di affetto, e dei parenti che potrebbero essere i parenti di una qualsiasi famiglia del sud, come per esempio la nonna che, nonostante la sua età, non si fa fermare da tanti luoghi comuni della mentalità di paese e che riesce ad andare dritta al punto leggendo nel cuore del nipote senza bisogno di tante parole.

Ma soprattutto le tre stelline questo libro se l’è meritate per le scene rurali e le ambientazioni descritte, come quelle della sagra, o del mercato, o quelle del fare il sugo e uccidere le galline, e per gli insegnamenti della saggezza popolare e tutte quelle che evidenziano il calore umano di cui si rivelano capaci gli abitanti del posto, pur nella loro ignoranza, guardando alla persona e non ad un’etichetta.
So bene purtroppo cosa voglia dire trovarsi a fare i conti con le proprie origini e rimpiangere amaramente aspetti a cui non si era fino a quel momento data la giusta importanza, dandoli forse anche un po’ per scontati.
È per questo che non me la sono sentita di dare un voto più basso a questo libro che avrebbe per me potuto essere un capolavoro per i temi che porta, ma che invece per me si è rivelato una delusione.

“Samuele, a papà, ricordati na cosa: se una persona tiene un pensiero e basta per la testa, quel pensiero diventerà il suo padrone. Bisogna averne uno di riserva, per essere equilibrati. Se tieni due pensieri, allora potrai decidere, e un uomo che può decidere è un uomo libero.”

“-Mi sento perso. Come se non riuscissi più a controllare le cose che mi succedono. È come se...se la vita stesse controllando me. È una cosa insolita?
-Gli uomini hanno questa continua mania del controllo, ma dobbiamo lasciare a Dio il suo ruolo di architetto e di guida. Siamo gente del Sud, Samuele, facciamo quello che vogliamo, quando ci va di farlo. Siamo istintivi, di cuore e di carne. Pure se ti sei trasferito a Milano resti un ragazzo di qua. Però i tuoi antenati hanno un’altra grande virtù da insegnare, e che le nuove generazioni non rispettano. È la pazienza. Sai cosa diceva Sant’Agostino sulla pazienza? (...) che con la pazienza su sopportano i mali, mentre chi non ce l’ha e si ribella a quei mali, ne soffre il doppio.”

“Penso che sto impostando la mia vita come se dovesse durare molto a lungo. Come se contassi di avere le energie attuali per sempre. Ma ho trent’anni e se dovessi dire che è passato parecchio, da quando uscii sano e salvo da quell’aula delle superiori, mentirei. Mi è sembrato un istante. Eppure il problema sono soprattutto i ricordi, che sono pochissimi perché viviamo nel futuro, nell’apprensione e negli intervalli, negli appuntamenti d’inchiostro sull’agenda. Facciamo finta che quando avremo sistemato tutto e raggiunto ogni obiettivo, allora ci riposeremo, ci omaggeremo con del tempo per goderci...che cosa?
La vita è rapida e inconsistente. Quello che possiamo fare per tracciarne il percorso con delle bandierine solide è chiedere scusa. Almeno ogni tanto, chiedere scusa, perché fa bebe. Perché interrompe il fuggi fuggi e commuove chiunque. È questo che ci ricordiamo, nel voltarci indietro: le occasioni in cui ci siamo commossi.”

Nel banner trovate tutti i blog partecipanti e i titoli scelti. Andate pure a scoprire quanto sono state piacevoli!

10 commenti:

  1. questo romanzo di mandetta a me era piaciuto tanto. ho anche preso il secondo libro di questo autore ma poi è finito nel dimenticatoio. mi spiace non ti abbia convinta in pieno. speriamo nel prossimo libro!

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    1. Anche io avevo preso il secondo confidando nelle recensioni positive ma ora non sono così ansiosa di leggerlo ma chissà se non riesca a recuperare col seguito!

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  2. a me era piaciuto molto questo libro, ma dipende anche molto dal momento in cui lo si legge

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  3. Peccato non ti sia piaciuto del tutto, non conosco l'autore da come ne parli non credo che lo segnerò.

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    1. Peccato perché gli spunti erano buoni ma mi sa che esiste proprio lo stile dell’autore che non mi prende…Gli darò una seconda possibilità

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  4. Ho un ricordo piacevole di questo libro, volevo anche io come Chicca leggere il secondo ma staziona nel kindle dalla sua uscita

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  5. A me questo libro è piaciuto tantissimo , mi dispiace che non ti sia piaciuto molto 😔, speriamo nel prossimo!

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