Come ormai saprete bene non amo i racconti, ma invece apprezzo tanto lo stile narrativo di questo autore e perciò mi sono lasciata convincere a leggere questo libro di cui avevo già letto due racconti restandone molto colpita.
Il primo è Il naso, racconto surreale e allegorico sulla storia di un uomo che perde il naso e che lo vede andare in giro per conto suo fingendo di non conoscerlo, e pena per recuperarlo.
Il ritratto è composto in realtà di due racconti sullo stesso tema di un ritratto di un personaggio malvagio che continua a portare con sè l’anima del proprietario raffigurato, anche quando questo non è più in vita.
È tra tutti quello che mi è piaciuto di più.
Poi c’è La prospettiva, che è il nome di una delle strade principali di Pietroburgo, basato sulle sfortunate vicende di due giovani che ci stanno passeggiando una sera. In particolare quelle di uno dei due sono un po’ più angoscianti dell’altro.
Il giornale di un pazzo è il diario di un uomo che pian piano scivola lentamente nella follia, dandoci modo di seguirlo in questo declino. Ho trovato questo racconto profondamente veritiero, uno dei pochi in assoluto che conosca in grado di descrivere così bene quel che avviene nella realtà, anche solo in così poche pagine.
Infine Il mantello, che è quello che ho ricordato di aver letto mentre lo stavo leggendo, è la storia di un pover’uomo che per acquistare un cappotto nuovo, dopo esser finito a non poter più rammendare quello vecchissimo che possedeva, si riduce a fare ancor più sacrifici della vita sacrificata che è già abituato a fare, e poi però finisce per perderlo.
Ognuno ha un significato proprio ma il messaggio che tutti finiscono per lanciare è quello estremamente negativo della dissoluzione e immoralità della società pietroburghese dei tempi, con uno sguardo di denuncia che l’autore tiene ben fermo e impietoso in diversi suoi scritti.
La sensazione che lasciano purtroppo non è positiva in quanto l’intento di Gogol, grazie alla sua capace narrazione, riesce a pieno.
“Giova nondimeno notare altresì che la moglie di Schiller, con tutto il suo leggiadro aspetto, era molto stupida. Del resto la stupidaggine costituisce in una bella moglie un particolare incanto. Per lo meno, io ho conosciuto molti mariti che vanno pazzi per la stupidaggine delle proprie mogli, e vi scorgono i segni dell’innocenza infantile. La bellezza fa autentici miracoli. Ogni difetto morale di una bella donna, lungi dal generare repulsione, diventa invece al massimo grado attraente; il vizio stesso spira leggiadria; ma scompaia la bellezza, e una donna dovrà essere venti volte più intelligente di un uomo per attirarsi, non dico amore, ma almeno stima.”
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