martedì 28 settembre 2021

L' ANGOLO DEL CLASSICO Come le mosche d'autunno. Il ballo - Irene Némirovsky

 

Era la prima volta con la Nemirovsky per me.

Finora avevo sempre teso a rimandare questo incontro perché la temevo, e in effetti aveva senso.


Titolo: Come le mosche d'autunno. Il ballo. 
Autore: Irene Némirovsky
Edizione: Newton Compton; 4 marzo 2021
Pagine 128
⭐⭐⭐⭐

Ho letto questi due romanzi brevi grazie a un libro viaggiante e la sensazione è come di un pugno.

La scrittura è scorrevole e piacevole ma i temi sono belli tosti.

In tutti e due i romanzi, che narrano vicende molto diverse, si nota la stessa idea di fallimento dell’umanità.

Nel primo caso assistiamo alla disfatta di una famiglia costretta a fuggire dalla oppressione russa fuggendo in Francia dovendo fare a meno di tutte le ricchezze a cui erano abituati e alla libertà vera, vivendo sempre braccati e costretti, estranei alle abitudini francesi. E qui vediamo contrapposte la figura della vecchia balia che li raggiunge con i gioielli d’oro che teneva nascosti, dopo che i due ragazzi sono tornati dalla guerra, e che resta legata al passato e a quel che erano prima, e le figure dei giovani che invece cercano con grandi sforzi di emanciparsi dal loro passato e adeguarsi ai nuovi canoni.

Nel secondo invece abbiamo: una madre arrivista, che mira a raggiungere ricchezza e nobiltà e che quando, finalmente ha avuto la fortuna che il marito ci sia riuscito, teme di vedersi portare via la scena dalla figlia nel pieno di giovinezza e purezza, che le fanno temere una strenua concorrenza; un padre poco presente, che crede di aver svolto il proprio ruolo in maniera adeguata solo provvedendo a questa conquista, ma che si cura poco e niente dell’aspetto affettivo e che teme gli scontri; una figlia succube, incapace di opporsi davvero alle ragioni della madre ma che si afferma solo tramite vendette infantili e la bieca rivalsa che ne consegue.

Le tematiche sono chiaramente autobiografiche.

Sembra di trovarsi di fronte ad una ragazzina che non ha risolto le proprie problematiche interiori e che le traspone efficacemente su carta, come in una sorta di catarsi.

E la sensazione è proprio di trovarsi di fronte a parole vomitate senza alcuna pietà per nessuno, affilate e taglienti che colpiscono dritto al cuore.

Non c’è salvezza per nessuno, nessun rapporto umano si salva o può redimere, nemmeno la stessa figlia riesce a restare completamente innocente.

La speranza non è nemmeno contemplata, la conclusione è già conosciuta fin dall’inizio e non può dare scampo.

Chi si salva sono solo le persone ciniche e senza scrupoli, che riescono a cadere sempre in piedi.

Tutti gli altri soccombono a catastrofi e rivolgimenti politici che vengono però visti come ineluttabili e non decisi da volontà umane.

Terribile e da brividi questa visione senza dubbio ma come non comprenderla, empatizzando con la scrittrice, conoscendo la sua breve e sfortunata esistenza?

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