Avevo lì tutte e tre le trilogie del mondo emerso da un bel po’ di tempo ma non riuscivo mai a decidermi a iniziare a leggerle proprio perché ne avevo sentito tanto parlare, sia bene che male, nel secondo caso soprattutto da chi legge fantasy a un livello serio.
Poi ho deciso, per costringermi ad affrontarli, di inserire la prima serie, le cronache, in una challenge, e neanche a farlo apposta, dopo un mese dall’inizio ho scoperto un gruppo di lettura, e come potevo non cogliere al volo l’occasione? E così eccomi qui!
Nihal è una ragazzina particolare, un po’ maschiaccio, che vive col padre Livon, armaiolo, nella Terra del vento. È particolare perché ha gli occhi viola e i capelli blu e delle strane orecchie a punta, ma anche perché gioca sempre solo con i maschi e il suo più grande sogno è quello di diventare una guerriera.
Quando però il padre la costringe ad allontanarsi da casa perché scopre che è importante imparare la magia, fa la conoscenza di Soana, la zia maga, e di Sennar il suo apprendista, con cui aveva avuto un incontro-scontro, e comincia a capire di non conoscere poi molto della vita e che il mondo va oltre il confine della sua città e che, ad opera del crudele e spietato Tiranno, imperversa la guerra vera che non è quella dei suoi giochi.
Innanzitutto ho trovato Nihal veramente impossibile, un continuo e persistente fastidio senza termine.
Io ora posso capire che sia appena entrata nell’adolescenza quando tutto ha inizio però cavolo stiamo parlando di una persona testarda più che mai, ostinata all’inverosimile, che non dà ascolto a niente e nessuno, giammai!, e che non si ferma mai e dico mai, nemmeno una sola volta a riflettere prima di agire. Fa tutto di testa sua, tutto ciò che le salta in mente, senza curarsi di chi le sta intorno, di chi le vuole bene, mettendo tutti costantemente in pericolo, dei pericoli che corre lei stessa e della sua incolumità, degli ordini che le vengono dati, nulla! Agisce solo in base a ciò che vuole e alla sua pancia.
E poi: sia col drago, che con Livon, che con Ido, quando qualcuno le fa notare questa cosa, si offende e si arrabbia! Ma voglio dire cavolo, dopo le prime dieci volte che combini casini e guai, soprattutto portando rovina agli altri, ma vorrai fermarti a riflettere? E dopo che hai sbagliato per la centesima volta, vorrai fermarti a chiedere scusa o quantomeno stare zitta e pentirti in silenzio?
Io non lo so, sono davvero senza parole. Poche protagoniste dei libri che ho letto nella mia vita finora mi sono state così intollerabili.
Ma c’è un ma.
Nonostante questo aspetto, ho adorato questo libro.
Mi sono mancate un po’ le descrizioni che tanto amo, che da dopo la foresta di Soana, sono praticamente inesistenti, e le vicende degne di nota sono in fondo ben poche, relative soprattutto al fatto che Nihal voglia diventare un guerriero a tutti i costi (che poi è quanto di più lontano esista dal mondo militare e meno male che almeno finalmente qualcuno, cioè Ido, glielo fa notare!).
Ma sono i personaggi a fare salire il mio gradimento.
Sì certo tutti gli altri personaggi a parte Nihal🙄
Intanto Livon è meraviglioso, anche se forse un po’ troppo tollerante per gestire una tale scapestrata.
Soana uguale ma con in più lo spessore di una donna, e anche maga poi, e spero che possa trovare un po’ più spazio nei volumi seguenti.
Ma Sennar è davvero il migliore di tutti. Nonostante sia un ragazzino ancora anche lui, è decisamente più pacato ed assennato di Nihal. La sua storia, piena di sofferenza, lo ha sicuramente formato facendolo diventare quel che è, e non capisco come possa essere innamorato di una ragazzina del genere, perché anche se lui non lo ammette chiaramente, i fatti parlano chiaro.
Ido è uno gnomo e, come chi mi conosce saprà, parte già avvantaggiato per questo, perché io adoro gli gnomi e le loro abitudini e i loro modi di fare, dall’atteggiamento burbero, al fumare la pipa, al bere la birra, ma anche e soprattutto per avere un cuore grande immenso che riescono a conciliare con l’essere dei combattenti perfetti e, in questo caso, anche un ottimo insegnante. È infatti l’unico che riesce a placare un minimo la ragazza e a tenerle testa.
E poi ci sono i folletti, mio Dio che amori stupendi! Phen è il loro capo dal cuore grande ed è davvero tenerissimo, in costante contatto con la natura che è loro amica, e che le guerre gli stanno portando via.
E Oarf, non solo già per il semplice fatto di essere un drago sarebbe perfetto, ma con l’essere così tormentato, sofferente e disilluso, ha fatto breccia nel mio cuore ed ho versato qualche lacrima quando Nihal si avvicina a lui e riesce a sentire le sue emozioni.
Avrei dato non so cosa per poterlo abbracciare e consolarlo e farlo smettere di soffrire e fa morire anche quando si lancia al volo, mal sopportando anche lui l’invadenza della ragazza.
Risulta chiaro che, come mi è stato detto, questo primo volume sia un po’ preparatorio alle vicende dei volumi seguenti, e adesso sono curiosa di quel che succederà, soprattutto in riferimento al misterioso Mondo sommerso e alla missione di Sennar.
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È l’ultimo viaggio, quello decisivo per Nihal, e Sennar con lei, in cui portare avanti il duplice obiettivo di trovare un senso alla propria vita e salvare le terre emerse dalla terribile minaccia del Tiranno che acquista sempre più potere e terreno.
La Nihal che troviamo qui è completamente trasformata: è cresciuta, matura, più consapevole, anche se sempre tormentata perché non accetta di essere stata creata con l’unico scopo della vendetta, è stanca di combattere e vorrebbe trovare una motivazione diversa per quel viaggio e per le proprie azioni.
Qui si ribaltano i ruoli: è Sennar a diventare quello più scapestrato in un certo senso, che si scopre arrabbiato e che si ritrova a compiere omicidi con una crudeltà che va oltre lo stretto necessario.
Allo stesso modo Ido che invece, per noia inizialmente, ricerca lo sfogo nella battaglia, e incomincia una sfida tutta personale con Deinoforo, in cui emerge come anche per lui la guerra fosse diventata apparentemente l’unico mezzo per il riscatto dal proprio passato, e come invece, quando la vita lo metterà alle strette, dovrà invece cercare dentro di sè un senso diverso al proprio presente.
La ricerca delle pietre del talismano e le varie tappe in giro per tutto il mondo emerso, nei santuari dei sei dei, ci porta a conoscere le caratteristiche di tutte le terre conosciute, anche alcune di cui finora non avevamo letto, e ci mostra paesaggi completamente diversi l’uno dall’altro, dove la capacità di costruzione di mondi della Troisi migliora, ma soprattutto porta una riflessione e un insegnamento diverso per ogni guardiano, che corrispondono ad altrettanti insegnamenti per la vita reale.
E questo è l’aspetto che più ho amato di questo libro, ma anche quello che fa più riflettere e anche amareggia quando in conclusione vedi trionfare una parte, che però non è la sola “buona”, ma solo quella che è riuscita a trovare un fine più nobile alle proprie azioni e a non perdere le speranze, mentre i “cattivi” sono tali solo perché, un po’ per gli eventi fortuiti a cui la vita li ha messo di fronte, un po’ per non aver saputo scegliere la strada giusta piegati dalla sofferenza, hanno smesso di crederci, scegliendo la soluzione sbagliata ma spinti esattamente dalle stesse motivazioni.
È la natura dell’uomo che qui viene messa in discussione e che si dimostra senza nessun dubbio nè possibilità di riscatto, fondamentalmente malvagia, capace solo di distruggere, sterminare, fare la guerra. E l’incapacità di accettare le differenze, ma reagirvi sterminandolo è l’aspetto più agghiacciante e più attuale che mai.
E per questo aspetto, una volta svelata la natura dei fammin, ho versato calde lacrime.
E allora perché non sarebbe meglio una distruzione totale per ricominciare daccapo?
Ed è questa la domanda che mi faccio anch’io da un po’ di tempo a questa parte, osservando il mondo intorno a me.
La soluzione che trova la Troisi a ciò, tramite Nihal, è la salvezza per quei pochi capaci di amare e di compiere azioni buone e dispiacersi per la malvagità che li circonda e di dubitare.
Io non ne sono ancora del tutto convinta realmente, visto tutto il male che stiamo facendo al mondo in cui viviamo e a tutti gli altri esseri, viventi e non.
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