Titolo: Il giallo di villa Nebbia
Autore: Roberto Carboni
Edizione: Newton Compton; 6 febbraio 2020
Pagine 350
⭐⭐⭐
Piero Bianchi ha un passato difficile: ex alcolista, la moglie si è suicidata e la figlia gliene dà la colpa e non vuole più vederlo, e in più la gente del paese lo perseguita accusandolo di essere stato un pessimo marito.
Così, quando sente che a Villa Nebbia cercano un custode, sente che è l’occasione giusta per lui, per poter staccare con la sua vecchia vita e rigenerarsi.
Peccato che, fin dal primo momento in cui mette piede nella tenuta, si rende conto che c’è qualcosa che non va.
I misteri sono fitti e il bosco sembra popolato da presenze misteriose, da cui perfino il proprietario intende scappare al più presto.
Inoltre la villa, nonostante in completo abbandono, è abitata dalla nipote degli Acquiterni, Mariasole, che gli viene presentata subito al suo arrivo, e da chi altro? Non si riesce subito a capire da chi provengano gli strani versi che gli giungono dall’interno, dove comunque nessuno vuole che lui acceda.
Ho trovato questo libro interessante e coinvolgente fino agli ultimi capitoli.
La trama costruita, ricca di misteri irrisolti e con una parte di surreale, mi ha conquistata e tenuta incollata al punto da leggere il libro in un giorno solo.
L’ambientazione è davvero perfetta!
Questa antica villa in totale abbandono, sulle colline bolognesi, sempre avvolta da una nebbia più o meno fitta, a cui il protagonista dà nomi appropriati, crea una sorta di timore reverenziale e diciamolo, ci si aspetta che da un momento all’altro qualche fantasma salti fuori sul serio da un angolo.
E che abitanti poi! Tra la solitudine e l’isolamento, e la vena di malattia mentale serpeggiante, non potevano essere più azzeccate!
Dalla storia del protagonista, ma anche dal personaggio dell’ispettore, ostile e prevaricatore col suo potere, ed incline ai pregiudizi, si intuisce quello che immagino sia l’orientamento politico dello scrittore.
I capitoli brevi invogliano a proseguire nella lettura e a non staccarsene. E anche il fatto che siano raccolti in sezioni che hanno dei titoli estremamente significativi, mi è piaciuto.
Purtroppo però, con mia grandissima delusione, la conclusione va fuori da tutti i binari segnati fino a quel momento.
Dopo la magistrale costruzione di così tanti misteri, non vedevo l’ora di arrivare alla fine per poter finalmente scoprirne la soluzione e capire qualcosa, perché è davvero impossibile riuscire ad immaginare il colpevole, e poi mi sono ritrovata con tutte le promesse sfumate e con l’amaro in bocca.
Sembra quasi che l’autore non sapesse bene come far combaciare le fila di tutte le storie aperte e quindi abbia trovato la soluzione più veloce e più semplice per tirarsene fuori, ma lasciandomi del tutto insoddisfatta, perché la spiegazione non è illogica ma è del tutto nuova rispetto a quanto presentato in tutto il libro, a parte le ultime pagine in cui compare questa nuova figura come per magia, che va magicamente a diventare il deus ex machina che risolve tutto.
Così facendo però è come se tutto il resto restasse in sospeso e non spiegato adeguatamente, come se si leggessero due libri diversi in due parti slegate ta loro, e ci si sentisse un po’ presi in giro.
Devo dire che questo mi è dispiaciuto molto perché il resto del libro era davvero molto interessante e mi è piaciuto tanto da permettergli comunque una sufficienza, anche se stentata.
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