E siamo finalmente alla resa dei conti, quella tra Evelyn Talbot e Jasper, il peggiore dei suoi incubi, il serial killer che la ha rapita, stuprata e torturata in una stanza dove la teneva rinchiusa e da cui è riuscita a salvarsi per miracolo.
Jasper è in Alaska, come avevamo scoperto alla fine del secondo volume, sotto mentite spoglie e, dopo l’intervento di chirurgia plastica al viso è irriconoscibile e perciò può spingersi vicinissimo alla dottoressa e a Amarok in tutta facilità.
La frenesia che lo coglie nell’avere la sua preda vicino però gli fa compiere qualche passo falso e così non resiste allo sfogarsi uccidendo una prostituta e ne nasconde il cadavere in un cottage dove però vanno in affitto dei turisti e che quindi lo costringono a prendere delle decisioni affrettate.
Invece nel frattempo Evelyn ed Amarok stanno provando ad avere un figlio ma, mentre lui vorrebbe sposarsi, lei continua a restare indecisa sull’assumersi un impegno così grande, dato che non è davvero ancora convinta di voler restare per sempre in Alaska, e l’arrivo della sorella Brianne, in crisi col compagno, contribuirà ad alimentare i suoi dubbi.
Non ho mai amato i thriller in cui si conosce fin dall’inizio l’identità dell’assassino perché bisogna che gli autori siano davvero tanto tanto bravi per riuscire a creare comunque la suspence necessaria ad un genere come questo.
Ecco questo è uno di quei casi in cui si sa benissimo dall’inizio che si tratta di Jasper, di quello che faccia e di quale sia la sua nuova identità.
Addirittura seguiamo dei capitoli narrati dal punto di vista suo, alternati a quelli narrati dal punto di vista della dottoressa Talbot, e da quello di Amarok, l’agente inuit.
Questo libro finisce per rivelarsi tanto tanto noioso.
Non si crea nemmeno un minimo di suspence, non c’è nessunissimo tipo di colpo di scena ma è già tutto saputo dall’inizio, anche nei particolari.
Tutto si basa sui dialoghi continui anche alquanto insignificanti, e sul rapporto tra i due e i tentativi di intromissione di Samantha, la ex di lui che cerca di riconquistarlo, con continue divagazioni sentimentali e sessuali.
La parte thriller trova poco spazio e in più non c’è molto di realmente nuovo, suona tutto come un già visto nei libri precedenti e insomma al terzo comincia un po’ a stancare.
In più della parte di storia relativa alla clinica ed agli studi sugli psicopatici che ospita, da cui nasce la storia e intorno a cui ruota tutto, qui c’è poco e niente, e quel minimo è solo in riferimento alle guardie.
Finalmente comunque il colpevole ha quel che merita e quindi mi chiedo su cosa possa vertere l’ennesimo ultimo capitolo, anche se ho il timore che possa essere perfino peggiore di questo.
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