E così siamo infine giunti al terzo e ultimo capitolo di questo viaggio nel mondo di Terry Brooks e della sua serie legata al magico mondo di Shannara, realizzato insieme al Club delle lettrici compulsive e al blog Toglietemi tutto ma non i miei libri, che però non partecipa a questa ultima lettura.
Con questo terzo volume finisce la trilogia del primo ciclo.
Con la tristezza che segna sempre il passaggio da un’epoca a un’altra, anche se in realtà di generazioni ne abbiamo viste susseguirsi diverse in questi libri, partendo da Shea e Flick Ohmsford, della stirpe di Jerle Shannara, passando per il nipote Wil e finendo con i figli Brin e Jair, ma lo stesso è stato per gli elfi Elessedil e per i sovrani di Leah, che abbiamo visto avvicendarsi in queste storie.
Con questo libro però si conclude l’era della magia dei Druidi e questo fa un certo effetto.
Come accennato Brin e Jair sono i figli di Wil e Amberle (sì alla fine sta con lei evviva!!!🥳🥳🥳) che restano soli in compagnia di Rone Leah in occasione del viaggio che i genitori fanno due volte all’anno come guaritori, per andare a prestare i loro servizi alle popolazioni più lontane.
Stavolta peró si rivela diversa dalle altre perchè ritroveremo Allanon, nuovamente alla ricerca di discendenti di Shannara, per salvare il mondo dalla stessa magia nera che, prima con Il Signore degli inganni e con i Demoni, ora con le Mortombre, sta portando la devastazione nelle Quattro terre. Stavolta però i tempi sono maturi perché la magia nera venga distrutta una volta per tutte e alle origini, e sarà Brin a doverlo fare, trovando l’Ildatch, il libro creato dai Druidi ai tempi, che crea ogni volta nuove apparizioni.
E per farlo dovrà usare la sua unica ma potentissima arma, la Canzone magica con cui riesce a modificare la realtà circostante in maniera permanente.
Sarà lei a partire seguita dall’amico Rone, mentre il fratello resterà a casa ad attendere i genitori.
Il destino però ha in serbo qualcosa anche per Jair.
Devo dire che inizialmente ho trovato il libro un po’ lento ma, dopo averne letti tre di Brooks, ho capito che questa è un po’ una sua caratteristica
Allo stesso modo, all’inizio faticavo nella lettura e procedevo molto lentamente, perché, pur apprezzando il suo stile narrativo, trovavo nella storia di una spedizione per salvare il mondo, qui addirittura di due, a cui si aggreghino esponenti di tutte le razze, la solita storia già sentita nei tanti fantasy dei tempi.
Poi però, da un certo punto in poi, tutto cambia e cominciano a susseguirsi una serie di colpi di scena, di eventi e nuovi personaggi che tengono incollati alle pagine, guidando velocemente verso la fine.
In particolare per me questo è successo dagli eventi che si verificano sul fiume Chard Rush da un lato, e dall’altro dalla comparsa di Garet Jax il maestro d’armi.
Come mio solito però, mi trovo ad andare controcorrente.
I mio personaggi preferiti non sono mai o quasi, gli eroi senza macchia nè paura ma le persone comuni che si dimostrano speciali.
In particolare in questo caso, nonostante Garet Iax abbia il suo fascino, mi ha rubato il cuore il battitore Slanter, burbero e scontroso, apparentemente freddo e scostante, discriminato per la sua razza, ma guardato male anche dai suoi simili per la sua storia, finisce invece per rivelarsi di cuore, leale e affezionato, eroico come si rivelerà nel finale, per permettere di portare a termine la missione, anche quando potrebbe scappare.
E poi vabbè Cogline, Kimber e Baffo!!! Ne vogliamo parlare? Sono la combriccola più comica e stramba ma anche più tenera e unita che ci sia! Per Baffo ho tremato ogni istante nelle lotte nel Malmord, temendo ogni istante che potesse succedergli qualcosa.
Senza fare spoiler, o almeno ci provo, subiamo una perdita importantissima in questa vicenda, che segna il passaggio da un’era ad una nuova, e questo cambiamento mi ha lasciato tanta tanta malinconia.
Dall’arrivo dei due gruppi alle Montagne del Corvo mi è sembrato di entrare in un videogioco con i due personaggi contemporaneamente, uno da un lato e uno dall’altro del Croagh, attraverso la fortezza di Graymark, e tutte le minacce come i guardiani neri, gli Gnomi guerrieri e le Mortombre che sbucano a ogni angolo, da sconfiggere velocemente per non morire.
E poi dall’arrivo nella foresta fino alla scena finale con l’Ildatch è tutto un crescendo, con una trovata originalissima, intrapsichica di Brin, che fino a quel momento non mi aveva convinta del tutto realmente e che, in quell’occasione, si mostra realmente pericolosa e non abbastanza forte da resistere alla tentazione, e si capisce subito che non è tanto la canzone la minaccia, come poi spiegherà Allanon, ma la magia nera e il potere che le si lascia assumere.
Tra i due protagonisti infatti ho apprezzato molto molto di più Jair e quel che è capace di fare, perché, nonostante più giovane e più malleabile apparentemente, si mostra poi in fondo più puro.
In tutto questo libro ho trovato delle atmosfere molto più oscure, più dark e più riflessive se vogliamo, concentrate sui tormenti di gran parte dei personaggi, che qui sono caratterizzati da molte più sfumature del solito e non sono solo bianchi o neri.
L’unico aspetto che apprezzo poco dei finali di Brooks è che ci sono sempre troppe perdite ed addii, cosa che non amo per niente.
Chissà nei prossimi cicli chi ritroveremo...
Intanto nell'attesa andate a leggere la recensione di Giulia sul blog Le lettrici compulsive!
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