Titolo: Il castello di Otranto
Autore: Horace Walpole
Edizione: BUR; 15 maggio 2018
Pagine 197
⭐⭐⭐⭐⭐
Nonostante la data di pubblicazione che lo rende il capostipite dei romanzi del genere, trovo che questo sia un capolavoro gotico a tutti gli effetti.
Infatti il gotico è uno stile non identificabile con il terrore o l’horror ma una malinconia e un senso di catastrofe imminente che pende sulla testa del genere umano colpevole di certi atti. Per questo motivo spesso e volentieri vi compaiono esponenti del ceto ecclesiastico.
Caratteristiche queste che accompagnano interamente questo romanzo, dall’inizio alla fine.
Al centro della storia sta l’ingordigia del sovrano di Otranto, Manfred, la cui famiglia viene colpita da una serie di sciagure a causa della sua ostinazione a voler tenere per sè il potere anche a discapito della vita e della salute dei suoi stessi cari.
Nel far ciò sfida una profezia che prediceva che quando non avesse avuto più figli maschi, avrebbe dovuto rinunciare al trono.
La storia è accompagnata da eventi sovrannaturali di vario tipo, compresi i fantasmi di principi e di eremiti.
Forse a un certo punto diventa davvero un po’ troppo intricato nei vari intrighi amorosi e la cupidigia è spinta davvero all’estremo non lasciando immune quasi nessuno tra i protagonisti di sesso maschile.
Questi aspetti però non mi hanno eccessivamente disturbata.
L’aspetto più debole è il modo in cui è scritto anche se credo che lo stile sia adeguato ai tempi in cui è stato scritto. Forse un po’ troppo incentrato sui dialoghi e poco sui punti di vista dei personaggi.
In più trovo che quella del principe sia vera e propria follia, e descritta come tale, elemento molto innovativo per l’epoca.
Certo la conclusione è triste ma indubbiamente giusta a livello morale, dato che tutte le possibilità di redenzione offerte al principe, conducono a un nulla di fatto.
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