mercoledì 17 marzo 2021

NEL SEGNO DEL GIALLO Le quattro casalinghe di Tokyo - Natsuo Kirino

 

Titolo: Le quattro casalinghe di Tokyo
Autore: Natsuo Kirino
Edizione: Neri Pozza; 21 dicembre 2010
Pagine 652
⭐⭐⭐⭐



Questo libro mi ha turbata, nonostante sia una che legge e tratta di argomenti anche forti senza problemi di solito.
Ma qui vengono toccati gli intimi recessi più torbidi dell’animo umano, gli stessi che portano oggi a certi macabri episodi di cronaca nera che ci chiediamo da dove saltino fuori.
È un poliziesco atipico in quanto le vere e proprie indagini a un certo punto si interrompono per lasciare spazio ad una ricerca che non è ad opera della polizia.

Le 4 casalinghe in questione sono Masako, Yayoi, Yoshie e Kuniko. Perché vengano definite casalinghe dato che lavorano nello stabilimento che prepara le colazioni confezionate vendute in tutti i supermercati del Giappone è una cosa che mi sono chiesta dall’inizio del libro. E in effetti il titolo originale era totalmente diverso (Out). Precisamente fanno il turno di notte, che permette di guadagnare qualcosa in più facendo meno ore, rispetto al diurno. Hanno età diverse e personalità e situazioni economiche diverse.
Quello che le accomuna, oltre alla stessa linea di produzione, è una situazione familiare difficile. Yayoi ha due bambini piccoli e un marito che si dedica a gioco d’azzardo e prostituzione; Yoshie ha perso il marito e si occupa della suocera invalida che tiene in casa e della figlia adolescente che fa richieste sempre più costose e particolari pur di essere alla moda; Kuniko ha un compagno e un mucchio di debiti perché insegue il lusso delle riviste di moda; Masako ha un marito che si isola sempre più dal mondo esterno e un figlio che, dopo essere stato espulso da scuola, si è chiuso nel mutismo.

Sono queste situazioni a renderle sole e disperate, a portarle ad avvicinarsi tra loro e a cercare spasmodicamente un aiuto per i loro problemi. E sarà questo che, il giorno in cui Yayoi si troverà nei guai, le spingerà a stringersi intorno all’amica e a iniziare una serie di azioni che le spingerà in un vortice di conseguenze a cascata che le guideranno verso la parte più buia delle loro esistenze, quella dell’illegalità e del macabro, e per alcune anche della violenza, oltrepassando il sottile confine di ciò che è permesso.

L’aspetto che più colpisce è come tutto parta da quella delle quattro che sembra la più indifesa e che resterà comunque la più ingenua, ma che, nonostante commetta quello che a primo impatto sarebbe l’atto più forte di tutte, l’omicidio, poi resti, in seguito, più defilata, come se avesse già dato fondo alle sue possibilità.
Invece all’altro estremo inizialmente troveremmo Kuniko, quella avida e ingorda, egoista, superficiale, che giudica chi le sta intorno (non si sa poi su che basi) e che è pronta a rischiare di più e a oltrepassare i propri limiti quotidianamente, pur di mantenere intatte le apparenze estetiche e il proprio tenore di vita.
In mezzo però stanno Masako e Yoshie che, nonostante sembrino le due con la quotidianità più banale da un lato, con difficoltà a cui vanno incontro da anni con caratteri molto forti e integerrimi, si rivelano quelle che però vivono con più fatica e sofferenza la loro solitudine e la mancanza di supporto, pressate da una società che vede la donna in un modo preciso e definito, sempre pronta a giudicare spietatamente ogni minimo sprazzo di individualità che le renda soggetti di bisogni, desideri e aspettative, e non solo di doveri, retaggio di una antica cultura giapponese che non ci si aspetterebbe permanga in un paese così progredito.
In questo si legge la spietata critica della scrittrice al proprio paese e della alienante e tragica condizione femminile, che traspare molto chiaramente tra l’altro, dalla storia di tentativi di affermarsi di Masako nell’azienda in cui lavorava, dove viene ostacolata da tutti i colleghi uomini ma anche dalle stesse donne che non apprezzano i suoi tentativi di ribellione alle regole tacitamente accettate da tutte.
Ma viene evidenziata bene anche la situazione economica devastante che apre un baratro tra chi possiede tanto e la moltitudine che invece fatica per arrivare a fine mese, e la negazione delle emozioni e l’alienazione delle famiglie nel non affrontare tutto ciò realmente.
Lo stress e le conseguenze psicologiche che comportano i turni notturni vengono toccati indirettamente.
E in più emerge anche la situazione storica poco conosciuta dei giapponesi immigrati in Brasile in passato, e di come le loro famiglie, rientrate in Giappone, non trovino le condizioni idilliache che si sarebbero attesi. Questo aspetto viene trattato principalmente attraverso la figura di Kazuo Yamamori che a mio parere sembra un po’ buttata lì apposta per questo fine, non influenzando in alcun modo lo svolgersi delle vicende se non marginalmente.

Masako tra le quattro è indubbiamente la protagonista principale, perché è quella più intelligente e che meno accetta la sua attuale condizione, ed è quello che la spinge ad accogliere la richiesta di aiuto dell’amica dopo l’omicidio del marito. Sembra però chiaro che, piuttosto che per un intento altruistico vero e proprio, lo faccia per spingersi oltre, per trovare uno stimolo che ormai non trova più nella propria banale e insignificante quotidianità e forse anche un po’ per un senso di sfida verso la società in cui si trova imprigionata, senza alcuna soddisfazione, trattenuta in fondo senza possibilità di emergere, dopo che tutte le sue aspirazioni sono state frustrate, come a voler testare fin dove possa spingersi, e vedere che effetto faccia passare dall’altra parte della barricata.

Questo viaggio nella parte più oscura e insondabile della mente umana però non è secondo me adatto a tutti.
Innanzitutto perché bisogna avere un certo stomaco, soprattutto nelle parti dello smembramento del cadavere di Kenji.
E poi perché risulta un noir duro, asfissiante, claustrofobico, senza alcuna possibilità di redenzione, non si intravede alcuna via di uscita nè un minimo seppur pallido raggio di luce. Nulla. Si va sempre più a fondo in un vortice senza fine.
I legami sono solo apparenti perché ognuno va avanti per la propria strada in quel che crede utile (e non giusto perché qui la moralità viene messa totalmente al bando da tutti i personaggi dal primo all’ultimo) e anche ciò che viene fatto insieme non contribuisce a diminuire le distanze. Ogni limite viene valicato spingendosi sempre un po’ più in là.
Fino a toccare il fondo.

Fino a toccare il male vero con la figura di Satake, un uomo che ha in passato scontato diversi anni di carcere per un omicidio che però continua a portarsi dentro perché è parte pregnante della sua persona. E questa parte trova modo di riemergere alla prima vera frustrazione che incontra, cioè l’accusa per un omicidio che non ha commesso, e il conseguente desiderio di vendetta diventa solo la superficiale giustificazione per qualcosa di più profondo e malvagio che alberga dentro di lui e che qualcuno che guarda dentro ai suoi occhi riesce a intravedere e a temere.
Ho trovato questo personaggio il perfetto ritratto della patologia psichiatrica, del serial killer e dei motivi per cui si ritrovi ad uccidere, dipinti dal suo punto di vista, nei capitoli in cui è lui a narrare, in maniera talmente superba da chiedermi come possa esserci arrivata l’autrice.
Ho anche apprezzato particolarmente il capitolo finale di confronto tra Masako e Satake perché si vede bene il fatto che entrambi siano accomunati da una storia di incomprensione ed emarginazione e di tentativi falliti per entrambi di tenere a freno delle parti importanti di se stessi, anche se potrebbe non risultare immediatamente comprensibile la distanza tra le loro personalità che viene tentata nelle ultimissime pagine ma che forse avrebbe potuto essere resa in maniera più incisiva.
Mi è piaciuto però il fatto che venisse in questo modo fatto risaltare come, nonostante la malattia mentale sia una condizione profondamente diversa, il vissuto interiore possa essere simile a quello vissuto da una persona tenuta al margine della società ed incatenata a degli stereotipi, e che si senta incompresa.

Nessun commento:

Posta un commento