giovedì 18 marzo 2021

Il diavolo veste Prada - Lauren Weisberger

 

Probabilmente sono tra le poche a non aver mai visto il film tratto da questo libro, a parte pochi spezzoni qua e là.
Ammetto però che l’immagine che mi sono fatta di Miranda Priestly calza a pennello con l’interpretazione di Meryl Streep, attrice che ammiro davvero tanto.
Complessivamente però l’idea che me ne ero fatta ammetto che fosse molto romanzesca, di un qualcosa puntato principalmente su una comicità parodistica che puntasse al confronto tra la perfezione delle impiegate del Runway e l’imbranataggine di Andrea.
Invece il libro è decisamente tutt’altro.




Titolo: Il diavolo veste Prada
Autore: Lauren Weisberger
Edizione: Piemme; 24 giugno 2013
Pagine 415
⭐⭐⭐⭐



La storia di questa ragazza che intorno ai vent’anni appena, uscita dall’università in scienze della comunicazione con l’intenzione di diventare giornalista, ma nell’intento di andar via di casa per poter vivere da sola a New York e quindi alla disperata ricerca di un lavoro, approda alla redazione di questo magazine di moda, dove viene assunta per ricoprire il delicato ruolo di assistente junior della direttrice Miranda Priestly, famosissima, osannata e temuta dalla quasi totalità della popolazione mondiale.
Fin da subito appare evidente come il suo ruolo sia ai confini della normalità, con orari disumani, richieste da incubo della capa, che il più delle volte sono ermetiche e fraintendibili, continue e irritanti, senza alcuna considerazione per gli esseri umani dall’altra parte.

Ma ciò che più di tutto salta all’occhio è il mondo fuori dal mondo che si trovi quando entri dalla porta di quella redazione.
È popolato da creature meravigliose, con corpi da urlo e competenze stratosferiche che non si capisce perché continuino ad ostinarsi a farsi maltrattare da quella donna orrenda.
Più di tutti Nigel e James risultano simpatici, altruisti ed accoglienti in un mondo così competitivo come viene dipinto quello della moda, e anche Steph non scherza.
Questo sembra decisamente un sogno, con tutti i vantaggi che derivano dall’ esservi inseriti come il poter acquistare tutti quel che le pare e addebitarlo sul conto spese del giornale, o il farsi il guardaroba con abiti da urlo di tutti i migliori stilisti che, diciamocela tutta, non sono libri ok ma mi avrebbero ugualmente resa molto felice ecco.

Emily è una figura un po’ ambigua e, nonostante in alcuni momenti venga fuori anche il suo lato umano, questo non è riuscito a farmela apprezzare fino in fondo, come rappresentante di quella categoria di persone che si arrende e assoggetta ad un aguzzino pur di raggiungere il proprio scopo e che non si lascia mai andare allo sfogo perché probabilmente teme che poi non trovi più barriere per arginare il malcontento.

Credo però che ciò che più risalti in questo romanzo sia il confronto tra la vita di prima e quella successiva all’assunzione, tra la Andrea appena entrata al giornale e quella che diventa una volta superati i primi mesi e inserita nel mondo fatato del glamour.
L’interrogativo sollevato è: quanto è giusto mettere in gioco per realizzare un proprio sogno? Quanto di sè si può sacrificare per tale scopo? Quanta parte della propria vita privata per la realizzazione lavorativa?
Perché è proprio questo che succede alla protagonista che si trova a dover sacrificare una parte sempre più consistente della propria amicizia con la scapestrata e tormentata Lily e con il fidanzato Alex. E ciò che decide di stabilire come proprio limite lo decide proprio nel momento in cui la vita la mette alle strette, di fronte a un momento molto difficile.
Quel che diventa però viene evidenziato bene nel libro come sia non ciò che era diventata con quel lavoro ma neanche esattamente ciò che era prima, in quanto tutte le esperienze ci segnano e ci fanno crescere arricchendoci, anche le più negative.

Quindi tanto buonumore e sorrisi con questo libro ma anche tanta tanta riflessione.

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