La storia famosissima del piccolo Charlie figlio di una famiglia poverissima e che desidera la cioccolata che può invece mangiare solo una volta all’anno nel giorno del suo compleanno perché troppo costosa per l’economia della famiglia; ed è la storia di Willy Wonka e della sua favolosa fabbrica di cioccolato dove non vengono assunti operai umani e dove vengono fatte sempre nuove e sempre più strabilianti invenzioni, e dei 5 biglietti premio che vengono assegnati a 5 fortunati vincitori per visitare la fabbrica gratis e ricevere una fornitura gratuita a vita di cioccolata e dolciumi vari.
I bambini che trovano i biglietti sono dei più particolari esistenti.
Ció che gli succede una volta lì insieme ai loro accompagnatori è qualcosa di esilarante.
A un primo livello questo libro è una semplice fiaba per bambini anche abbastanza divertente.
Tra l’altro questa edizione è illustrata con vignette che ne arricchiscono la comicità.
Oltre a questo però è possibile leggere un livello più implicito (ma neanche tanto) di morale su quello che lo scrittore condanna nel comportamento dei bambini e della loro educazione, contrapposto al modo giusto e virtuoso di comportarsi, corrispondente a quello di Charlie e la sua famiglia.
Quindi troviamo Veruca ricchissima e viziata abituata ad ottenere tutto ciò che desidera e a veder soddisfatti tutti i propri capricci, Mike Tivù che passa le sue giornate davanti alla tele e ama particolarmente i programmi di sparatorie e guerra, Augustus Gloop goloso e ingordo di qualsiasi cibo gli capiti a tiro, in particolare i dolciumi, e Violetta Beauregarde, masticatrice di gomma un po’ volgare e con modi un po’ sopra le righe in barba a chi le sta intorno e a qualsiasi regola civile.
Ciò che gli succede è emblematico per indicare come si causino da soli la punizione adatta ai loro eccessi.
E i canti degli Umpa-Lumpa evidenziano ancora più chiaramente tutto ciò.
Questi meritano una nota a parte in quanto si potrebbe quasi parlare di schiavitù e di una nota sadica in essi.
A un ulteriore livello a mio parere si può salire con l’interpretazione, leggendovi i valori e ciò in cui crede Dahl e quindi la condanna alla maleducazione, all’eccessivo uso della tecnologia a discapito di passatempi più costruttivi e che arricchiscano come la lettura, alla gola e alla prevaricazione e l’abitudine ad ottenere sempre tutto ciò che si desidera senza alcun diritto e senza esserselo guadagnata, e direi anche che evidenzi la virtù più facilmente nella povertà che nella ricchezza.
La conclusione è ovviamente da favola e trasmette chiaramente la morale dello scrittore e il “vissero felici e contenti” con tutto che va al posto e nel modo giusto.
Questa categorizzazione così netta però, del tutto bianco o nero, del giusto e sbagliato senza vie di mezzo, risulta molto infantile e non adatta ad un pubblico più adulto.
Questa, ricordo, era esattamente la sensazione che avevo avvertito quando ho visto il film nella sua prima edizione. Risulta molto semplicistico, con in più il fatto di non avere così tanti particolari esasperati come nel libro.
Ho saputo che ne esiste una versione più recente con Johnny Depp e ho intenzione di trovarla per poterla vedere e notare se sia stato modificato qualcosa che lo migliori da questo punto di vista.
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