lunedì 11 gennaio 2021

L' ANGOLO DEL CLASSICO - Le onde-Virginia Woolf

 

Trovo molto difficile scrivere la recensione di questo libro che è il primo della Woolf che abbia davvero apprezzato.

Vi voglio parlare di:


Titolo: Le onde
Autore: Virginia Woolf
Edizione: Grandi tascabili economici, Newton Compton; 1995
Pagine 207
⭐⭐⭐⭐


Si tratta di sole 207 pagine ma ho sentito la necessità di dedicargli il giusto tempo, perché seppur in così poche pagine è racchiusa l’intera esistenza di sei amici, che viene ripercorsa dall’infanzia all’età adulta interamente nei ricordi di uno di loro (questo però si comprende realmente solo alla fine, dove scopriamo che questo compito è stato assegnato a Bernard, su una nave per l’Africa).


Il titolo è in questo fortemente evocativo nel descrivere queste vite come onde, distinte ma tutte legate tra loro, sballottate avanti e indietro dal mare della Vita in un moto costante, nell’eterna lotta per differenziarsi uno dall’altro ma al contempo per essere un tutt’uno non perdendo i legami costruiti pur essendosi allontanati, come se questo volesse dire perdere le proprie radici, la propria identità.


Tutto questo si svolge attraverso lunghi e continui monologhi dei personaggi, secondo l’andamento dello stream of consciousness che riesce benissimo a rendere l’idea del moto, del fluire.

Ho avuto la sensazione di stare leggendo un copione teatrale, e che le voci di questi mi risuonassero nelle orecchie.


“E anch’io per i miei amici sono oscuro e ignoto; un fantasma, talvolta visto, spesso non visto. La vita è senz’altro un sogno. La nostra fiamma, il fuoco fatuo che danza in alcuni occhi, verrà presto spento con un soffio, e tutto svanirà.”


Il tono è sempre tetro, tormentato; sembra che l’autrice volesse parlare dei vinti, di persone che, pur nei casi in cui, come per Bernard, per Louis e per Susan, avessero scelto le loro strade in base ai loro desideri e alle proprie aspettative, queste non li soddisfacessero appieno e sentissero come di aver fatto ciò che gli altri si aspettassero da loro o avessero deciso altri per loro.

Purtroppo per due protagonisti la sconfitta è più evidente, ma se in un caso per Percival, questo accade in maniera casuale, e credo serva a dimostrare l’imprevedibilità del fato e sia soprattutto l’espediente per portare ad un’ennesima riflessione sulle loro vite gli amici, per Rhoda ciò è ricercato: Rhoda è secondo me il personaggio più vicino alla scrittrice, alquanto autobiografico. In lei si ritrovano immagini terrifiche, slegate, metafore, simbolismi, il tentativo di non arrendersi alla paura costante di quella che sarebbe potuta essere la propria vita e delle persone, fino all’epilogo prevedibile.

armonia

In ogni modo sono tutti personaggi tormentati, da Susan che sceglie la famiglia e la vita di provincia, a Bernard che sceglie la famiglia e la stabilità ma anche la costante ricerca del contatto, da Louis che segue la vita di impiegato come il padre ma che vorrebbe vivere mille esistenze diverse nei suoi racconti e studi e colpire tutti, a Neville sensibile e timido idealista segnato dalla passione mai dichiarata per l’amico, a Jinny che sceglie la strada della passione (ed io ho intuito anche quella della prostituzione), nessuno di loro si sente mai realmente sicuro, tranquillo, realizzato. I loro monologhi continuano anche da adulti a risultare pieni di dubbi, incertezze, di “e se fosse..” e di nostalgia per il passato. Emerge anche una certa rabbia per il non riuscire a differenziarsi mai completamente dagli altri nonostante tutto ciò che si è realizzato, nell’aver sempre bisogno della loro approvazione, della loro presenza, per richiamare un passato che ha scolpito tutti loro, da cui erano felici di allontanarsi ma che poi invece non li abbandonerà mai realmente e che rievocheranno con malcelata nostalgia nel pub in cui saluteranno la partenza dell’amico per l’India.


Credo che la cornice della narrazione sia stata assegnata a Bernard che era il più pacato di tutti, ad indicare l’anelito di normalità a cui avrebbe voluto tendere la Woolf o forse al contrario invece per farsi beffe di chi creda di aver raggiunto delle certezze in una vita in cui di certezze non possono esisterne.

Purtroppo questo dubbio non potrò più togliermelo ma ci ho riflettuto tanto.


La conclusione risulta in ogni caso alquanto angosciante, soprattutto nelle pagine finali traspare questa emozione che doveva aver accompagnato l’autrice per spingerla al gesto estremo a cui si sarebbe ridotta.

Ma proprio in questo sta il rispetto che attribuisco a questa opera in cui ho ritrovato davvero la sua presenza dalla prima all’ultima pagina.

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