sabato 16 gennaio 2021

Il quaderno dell'amore perduto

 

Titolo: Il quaderno dell'amore perduto
Autore: Valerie Perrin
Edizione: Nord; 16 luglio 2020
Pagine 348
⭐⭐⭐⭐ e 1/2



Justine è una ragazza insolita per la sua età.
Cresciuta con i nonni e suo cugino Jules dalla morte dei suoi genitori, Justine ha scelto di lavorare in una casa di riposo: le Ortensie.
Le ore di straordinario sono per Justine la sua ancora di salvezza. È proprio in queste ore, infatti, che ha modo di ascoltare gli anziani che accudisce.
In particolare ama ascoltare Hélène.
Hélène che difficilmente parla.
Hélène che è chiusa sulla sua "isola" dove aspetta il ritorno di suo marito e sua figlia.
Justine è innamorata della storia di Hélène. Lo è a tal punto che quando suo nipote le chiede di scrivere per lui la storia della nonna, Justine non perde neanche un secondo e inizia pagina dopo pagina e riempire quel quaderno blu che somiglia così tanto al Mediterraneo.

"Quando perdi la persona che amavi di più al mondo, la perdi di nuovo ogni giorno."


Voglio iniziare col dire che non comprendo le recensioni di chi ha detto che questo libro non è all'altezza di "Cambiare l'acqua ai fiori".
Partendo dal presupposto che sono due storie completamente diverse, anche se in entrambe si affrontano il tema della "perdita" e della "morte", io ho ritrovato in queste pagine esattamente la Perrin che avevo conosciuto con il suo secondo romanzo.
Quella racchiusa in "Il quaderno dell'amore perduto" è una storia struggente, una storia con una narrazione alternata tra passato e presente.
I capitoli alterni mi hanno fatto venire in mente un po' lo stile usato anche dalla Riley. Uno stile che io amo.
Devo dire che per la prima volta ho faticato a leggere un libro in cui si parla di deportazioni. In realtà, il periodo del nazismo nei romanzi mi ha sempre affascinata, mi ha sempre aiutata a scoprire nuovi tasselli mancanti nel contesto storico che si crea con i libri di scuola.
Qui la separazione di Hélène e Lucien non mi ha dato niente di tutto ciò ma solo un senso di vuoto atroce.
Sono rimasta affascinata dalla storia del gabbiano. Quel gabbiano che è stato un po' come un angelo custode: prima per Hélène, poi per Lucien.
Mi piace molto l'idea che due anime sono collegate a uno stesso animale che diventa il filo conduttore dall'uno all'altra... Il custode dell'amore.
La parte inerente la vita di Justine è ricca di misteri.
Prima l'incidente dei suoi genitori, poi "Il Corvo" alla casa di cura per anziani.
La Perrin non ci fa capire niente di niente fino alle ultime pagine dove poi tutto pian piano va a farsi nitido.
"Il Corvo" è un personaggio che difficilmente si riesce ad apprezzare da subito ma che alla fine vi rimarrà impresso nel cuore.
I dimenticati della domenica, quei poveri anziani che non ricevono mai una visita, grazie a lui ritrovano un briciolo di felicità; un attimo di spensieratezza con i loro figli e nipoti.
Si, perché "Il quaderno dell'amore perduto" ci mette davanti anche a questa realtà: quella dei dimenticati della domenica (o forse dovrei dire dei dimenticati e basta).
La realtà di quegli anziani che sembrano essere già scomparsi ancor prima di morire ma che poi una volta morti vengono pianti e cercati.
Justine è un esempio per i lettori sotto questo punto di vista.
Giovanissima, dedica il suo tempo proprio a questi anziani quasi volesse invitare i lettori che si ritrovano questa storia tra le mani a fare lo stesso.
Li accudisce, li coccola, li ascolta.
Anche qui un invito.
Un invito ad ascoltare cosa hanno da raccontarci finché ci è possibile farlo.

"Io penso che tutto abbia inizio con la solitudine. Quando l'altro se ne va, non importa se in cielo o da qualcun altro."

Lo scioglimento dei misteri sul finale mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca.
I personaggi che abbiamo conosciuto e abbiamo visto in un determinato modo fino a quel momento, vengono rivoluzionati e dimostrano di essere tutt'altro.
Per alcuni è un bene.
Per altri insomma.



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