Titolo: L'orso e l'usignolo. La notte dell'inverno #1
Autore: Katherine Arden
Edizione: Fanucci; 3 aprile 2019
Pagine 304
⭐⭐⭐⭐⭐
Nella Rus’ medievale più fredda e dura, dove era difficile anche procurarsi da mangiare e la legna per scaldarsi, viveva la famiglia di Petr, signore di quelle terre, e Marina coi suoi 4 figli, ed erano felici nonostante le difficoltà. Però a Marina, figlia di un principe, mancava qualcosa che le permettesse di ricordare l’eredità della mamma. Mancava una figlia femmina che perpetrasse la loro stirpe coi poteri speciali di cui erano portatrici.
E così finalmente riuscì a dare alla luce Vasilisa, ma nel farlo morì, e la piccola si trovò a fare i conti con il resto del mondo che non capiva la sua particolarità, da sola.
Il padre Petr e i fratelli amati, soprattutto Alesa, la sostenevano e proteggevano con tutte le loro forze, ma purtroppo incontravano i limiti derivanti dall’essere uomini, perché la bambina non sfidava solo la razionalità umana, ma anche la tradizione patriarcale vigente da decenni, che voleva la donna sottomessa all’uomo, a fare da moglie, a cucire e rammendare e cucinare, oppure in convento.
Ma a lei piaceva andare nelle immense foreste intorno casa, incontrare gli animali, cercare erbe, e cavalcare, e veniva spesso sgridata e punita per questo, perfino dalla tanto amata balia Dunja, che la aveva cresciuta come una mamma ma che, ormai anziana, era vissuta sempre in quella stessa visione del mondo.
Purtroppo le cose peggiorano addirittura quando il padre, per il bene dei figli, pensa di prendere moglie e si trova costretto ad accettare in sposa la figlia del principe, cugino di sua moglie, che cerca di liberarsene perché creduta pazza. Anna vorrebbe solo rifugiarsi in un convento perché vede i demoni ed invece si trova catapultata in un mondo, lontano dalla città, dove tra i contadini e le vecchie tradizioni, ne trova perfino di più del solito.
E che tragedia per lei scoprire che anche la figliastra li vede!!! Si perché Vasja può vedere tutte le creature che nelle leggende che ascoltava da piccola, popolano i boschi, il fiume e la casa.
Ma, invece di sentirsi sollevata da una sorta di “mal comune mezzo gaudio”, la matrigna pensa bene di trovare un alleato nel prete Konstantin, fanatico adoratore delle icone sante che riproduce, e dell’approvazione della gente che lo segue, non capendo che il rapimento che provoca in loro è solo paura.
Insieme cercheranno di allontanare la ragazza dal villaggio, dicendo di volerlo proteggere dai misteriosi fatti che cominciano a succedere, dicendo che il Male li stia aggredendo a causa sua, ma occultandone le vere ragioni di timore che la figlia Irina venga messa in cattiva luce per Anna e di attrazione tentatrice per lui.
Sono un’amante delle leggende e del folclore in genere ma devo ammettere che conoscevo poco quelle russe, e in questo libro ne sono stata letteralmente rapita.
Perché come in altri paesi dell’est e del nord Europa, sono ben lungi dall’essere assimilate a una sorta di fiabe ma sono forti, gotiche, a volte tragiche, come nella vita reale, e anche un po’ horror.
E in questo libro questo c’è tutto!
Sono stata trasportata dal vento gelido siberiano nell’inverno più freddo, tra Domovoj, Vazil e Rusalka, cavalcando tra quelle maestose conifere, senza sella con Vasja.
E come l’ho invidiata per la sua affinità con i cavalli, che mi piacerebbe tanto possedere !
In questo racconto ho ritrovato la storia nella storia, dove, oltre alla rigida divisione tra maschile e femminile e ai giochi di potere della corte che finiscono per danneggiare i sudditi, assistiamo allo scontro tra l’affermazione del cristianesimo e le antiche tradizioni pagane, con la condanna rigida delle seconde che vanno verso la scomparsa per il bigottismo di alcuni preti che hanno voluto affermare la propria supremazia, ma anche allo scontro tra la chiusura mentale e il timore di esprimere e accettare la propria volontà, che finisce per tradursi sempre in malvagità verso qualcun altro e a portare lontano dalla retta via, e il comportamento di chi, accettando tutte le diversità e rispettando chiunque stia accanto, e osservando con stupore la magia della vita senza voler giudicare, finisce per essere attaccata da chi invidioso osserva.
La ragazza finisce per trovarsi a lottare tra il bene e il male, tra i propri interessi affettivi e l’interesse più grande di proteggere gli altri, anche chi le ha fatto del male, ed il prezzo da pagare purtroppo sarà elevato.
Ma è dolcissimo vedere come Morozko, Morte, signore dell’inverno, cerchi di proteggerla tenendola lontana il più possibile da Orso, suo fratello Medved, che si nutre del terrore e delle paure della gente per diventare sempre più potente e liberarsi dal suo controllo.
La battaglia epocale vedrà lo schierarsi dei Chierty da una e dall’altra parte, e permetterà di raccogliere ciò che negli anni si è seminato.
Morozko è una figura molto complessa e mi piacerebbe fosse approfondita nei volumi successivi perché mi ha affascinata tanto; nonostante non ami l’inverno, credo che la sua figura rappresenti un po’ più il concetto della pace, dell’addormentamento piuttosto che del congelamento o della perdita della vita e questo mi è piaciuto tantissimo, come anche il fatto che inizialmente testi le persone che gli si avvicinano per capirne il coraggio.
Non sono riuscita a comprendere per quale motivo taccia a Vasja l’origine del ciondolo quando sappiamo bene da dove provenga.
A tratti ho davvero provato una sorta di angoscia e di paura alla comparsa degli Upir complice anche la descrizione delle scene che riesce a fare la Arden, che ricrea quei lamenti, i rumori, i passi e gli odori rendendoli vividi e vicini.
Ho anche amato Alesa che è capace di sfidare tutto e tutti per il bene della sorella e, grazie a questo, riesce ad aprire la propria mente e a far avvenire dei veri e propri piccoli miracoli schierandosi con lei.
Onestamente non avendo letto la trama degli altri due libri successivi, non riesco ad immaginare come possano proseguire una storia che mi sembrava conclusa a tutti gli effetti, ma sono curiosa di scoprirlo, e soprattutto ho tanta voglia di tornare in quel mondo magico da cui non avrei mai voluto allontanarmi.
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