Titolo: A volte ritorno
Autore: John Niven
Edizione: Einaudi; 14 febbraio 2012
Pagine 381
⭐⭐⭐⭐
È il mio primo libro di questo autore e devo dire che è riuscito a spiazzarmi, nonostante dopo aver letto la trama sapessi a cosa andavo incontro.
Ma mi ha spiazzata positivamente perché in realtà non è il romanzo solamente comico e quasi demenziale che mi sarei aspettata, ma contiene dei forti forti spunti di riflessione che secondo me servirebbero alla nostra intera comunità!
Assistiamo dunque al ritorno di Gesù sulla Terra, dopo che Dio, tornata da qualche giorno di vacanza che si è finalmente concesso durante il Rinascimento, trova la Terra devastata da inquinamento, genocidi, violenze e barbarie varie. Perché la sua breve vacanza equivale a 5 secoli di vita terrestre!
Così decide di rimandare suo figlio a sensibilizzare di nuovo l’uomo, come ultima soluzione prima dello sterminio di massa così come suggerito da qualcuno dei suoi per risolvere il problema.
Gesù però è un fattone che è capace solo di fumare canne e suonare la chitarra e sarà quindi tramite questi che riuscirà ad arrivare al cuore della gente.
In questo libro geniale Niven, con tono ironico e canzonatorio e certamente dissacrante per certi aspetti, riesce a dare in poche pagine un quadro lucidissimo di come siamo riusciti in così pochi anni a distruggere il mondo e fare cose impensabili in un’ottica non umana. E certo tutto quanto siamo stati capaci di combinare è spiegabile solo se si pensa che Dio fosse andato in vacanza e quindi non avesse la possibilità di intervenire!
Pochi anni in confronto a quanti ce ne ha messi Dio a creare tutto questo e a farci arrivare ad un grado di evoluzione quale quello a cui ci troviamo.
In particolare mi ha fatto sorridere tristemente l’elenco delle 38000 religioni diverse che siamo riusciti a tirare fuori solo partendo da diverse interpretazioni!
Certo è difficile condividere come sia possibile che con il solo comandamento “Fate i bravi!” le cose avrebbero potute andare meglio, lasciando ancora maggiore libertà di scelta.
Ho però a tratti sostenuto l’ala più estremista che chiedeva l’annientamento veloce di tutta l’umanità e di ricominciare daccapo provando a far venire fuori qualcosa di meglio.
Il quadro dell’incontro con Satana all’inferno è spettacolare e giustamente al posto degli omosessuali ci vanno i politici e gli industriali corrotti.
Chi finisce per farne le spese è Gesù.
E subito ci si trova a riflettere come sarebbe difficile davvero per lui oggi per quanto siamo abituati a vedere di tutto quotidianamente, come se la sua venuta al tempo dei romani fosse stata una passeggiata. Perché siamo refrattari al farci ispirare, nonostante ci facciamo guidare da qualsiasi tizio provi a fare il leader, soprattutto i peggiori.
Ciò con cui si trova ad avere a che fare è solo apparentemente diverso perché in realtà poi è facile rintracciare i parallelismi tra passato e presente, segno che poi in realtà l’uomo è sempre stato più o meno lo stesso e che la strada su cui ha proseguito era esattamente la stessa intrapresa secoli prima.
La parte che mi è piaciuta di più, oltre alla prima che reputo la più divertente e a quella del viaggio on the road, è quella in cui Gesù fonda la comunità che potrebbe ricordare una comune così come intesa in certe ale della sinistra, ma qui non c’è nessuno che comanda ed il fatto di riuscire ad essere autosufficienti e a fare quasi a meno dei soldi se non per pochi aspetti, è ciò di cui avremmo bisogno oggi per poter tornare a vivere e riscoprire il valore dello stare insieme.
Ma diventa utopistico perfino nel libro quando tutto questo comincia a disturbare i piani alti, scomodando ben tre corpi armati degli USA.
Il linguaggio che spesso scade nel turpiloquio è sicuramente un aspetto che avrebbe potuto essere un po’ più soft per arrivare a più persone, ma non è quel che mi ha più infastidita, quanto il fatto che si ritrovi droga ed alcol ovunque come se fossero solo “cose che non si fanno perché Dio non vuole”, e non come è in realtà qualcosa che fa male ai nostri organismi.
Questo far apparire Gesù come un drogato non mi ha convinta davvero e non ne capisco pienamente il senso, dato che secondo me sarebbe bastato il fatto che non sapesse fare davvero nulla.
Durante la lettura di questo libro, da cristiana convinta ma non buonista, mi sono trovata spesso a riflettere (ed anche a discutere con chi mi capitava a tiro) del fatto che venga sottolineato come sia infondata la nostra convinzione di dover andare in Chiesa e celebrare i sacramenti per poter essere bravi cristiani, perché Dio non vuole essere adorato.
È una cosa che io sostengo da tanto nonostante mi chieda da un mucchio di tempo se non sia una bestemmia come convinzione solo mia.
Certo è che se la chiesa può servire da luogo di ritrovo della comunità e per ritagliarsi uno spazio personale privato di intimità spirituale, non è quello che oggi rappresenta più.
I veri valori cristiani sono quelli che sono predicati da questo capellone nel libro: il far del bene agli altri, portare speranza, fare un po’ a meno delle cose spirituali e ricercare di più la condivisione e il perdono. Tutti valori predicati da sempre ma che sono andati talmente persi oggi da credere che basi andare in chiesa una volta a settimana e farsi la comunione per essere a posto con la propria coscienza e poter rimandare alla settimana prossima, mentre intanto si giudica l’altro sentendosene superiori e si diffondono odio e razzismo, si disprezzano le disuguaglianze e si adori il dio denaro, perfino convinti di farlo nel nome di Dio, da bravi cristiani.
Gesù è ai disadattati, a chi vive ai margini della società, agli scarti che si avvicina, ritrovando dei veri e propri tesori, come nel caso di Bib Bob, il veterano del Vietnam che a causa dello stress post traumatico dice solo la parola Bang!
È quello il vero aiuto di cui ci sarebbe bisogno oggi nel mondo,quello quotidiano, non quello delle elemosine o delle donazioni con cui ripulirsi la coscienza.
“Politica. Denaro. Ambizione. Pubbliche relazioni. Ego. Così va il mondo.”
Storicamente condivido che la religione cattolica anche abbia usato la supremazia spirituale di preti, vescovi e Papi per fondare, come in altri ambiti, il controllo di pochi sulla moltitudine, ma non credo che oggi sia più questo e nè che il discorso sia generalizzabile per questo motivo a qualsiasi Papa.
Mi ha fatta sorridere tanto però ma anche da un lato vergognarmi, la scena in cui dall’alto si sbellicano dalle risate guardando sugli schermi la donna che porta una siringa al collo, perché noi siamo davvero portati ad adorare simboli e immagini invece di comprendere i significati, così come ugualmente abbiamo fatto con la croce, a pensarci.
Un aspetto che ho amato è che la musica la fa da padrona e che risuonino per tutto il libro note dei grandi mostri del rock. Mi ha ricordato tanto Hornby in questo e mi è piaciuto riuscire ad immaginare suonare le note delle canzoni citate nel testo.
La fine è scontata eppure l’ho letta con crescente amarezza capendo come una volta in più si dimostri che, per cominciare solo ad aprire gli occhi, abbiamo ancora bisogno di questo e del sacrificio estremo e che non abbiamo imparato nemmeno un minimo dal passato.
“Aiuta i poveri. Mostra loro in cosa sbagliano. Porta la speranza a chi dispera. Predica l’amore, la tolleranza, la giustizia, la pietà: tutto quello che hanno buttato nello scarico del cesso. Rammenta loro il valore della vita. Fate i bravi. Insegna loro l’importanza di essere buoni.”
“Vi regalano un pianeta, e tempo cinque minuti lo trasformate in una discarica. Ci sono...(...)...cristiani che ce l’hanno con i gay, cristiani che ce l’hanno con l’aborto, cristiani contro il socialismo, cristiani a favore delle armi, cristiani a favore delle armi nucleari!(...) Se c’è qualcuno là fuori interessato a vivere la vita in modo diverso, una vita in cui non c’è bisogno di fregare il prossimo, non c’è bisogno di alzarsi alle cinque della mattina e passare mezza giornata in treno o in macchina; una vita in cui non vedi i tuoi figli solo un paio d’ore al giorno, poi anni dopo li guardi e ti domandi com’è che non hai un rapporto con loro, una vita in cui la tua routine quotidiana non accorcia la vita al pianeta, allora venitemi a cercare.”
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