Titolo: Come delfini tra pescecani
Autore: Francois Morlupi
Editore: Salani; 29 aprile 2021
Pagine 416
⭐⭐⭐⭐
Purtroppo scopro solo dopo aver finito questo libro che ci sono altre due indagini precedenti del commissario Ansaldi e della sua squadra e questo per la mia ossessività è stato un duro colpo!
Devo dire che però fortunatamente non ho avvertito tanto la carenza in quanto sembra comunque di fare la conoscenza per la prima volta con i protagonisti.
Sotto ai riflettori si trova ad essere lo sporco e corrotto mondo del calcio, dove un giorno sei l’idolo delle folle, nuova stella nascente con miliardi che ti piovono addosso in niente, il giorno dopo diventi nessuno, tutti si scordano di te e devi arrenderti all’idea di essere solo un numero.
Nello specifico si tratta di una squadra di Roma, la Tor di quinto, da dove provengono le promesse della Roma, quindi dove girano un mucchio di soldi e di interessi, non tutto esattamente pulito.
Diciamo che fino a circa la metà del libro di indizi ne conosciamo pochi, facendo più la conoscenza con gli agenti della squadra strampalata del Commissariato di Monteverde.
Solo ben oltre la metà ci vengono concesse delle briciole che rendono possibile immaginare il colpevole e collegare la storia parallela che si dipana nel passato, alle vicende presenti. Fino a quel momento vengono aperte diverse piste che però si riveleranno presto un buco nell’acqua.
A comporre il gruppo troviamo, oltre al Commissario Ansaldi, gli agenti Di Chiara, patito del calcio in tutte le sue forme e fan sfegatato e superstizioso della Roma, e Leoncini, probabilmente unico uomo di colore dal fisico statuario, patito di nazismo e documentari relativi.
E le agenti Eugenie Loy, italo francese (e qui compare l’elemento autobiografico) integerrima, dedita al lavoro ad oltranza, senza un briciolo di vita privata, e Alerami, la più giovane e sensuale del gruppo, in lizza per diventare ispettore.
Questa secondo me è la parte più valida di questo libro: i personaggi.
Ciascuno è caratterizzato in maniera esemplare al punto da saltare fuori dalle pagine.
Gli uomini risultano perdenti dal confronto con le donne forti e consapevoli della squadra.
Quello che però spicca su tutti e tutte è il commissario, di cui mi sono davvero innamorata! Un po’ impacciato e sovrappeso (anche se in calo!), ipocondriaco e un po’ ossessivo-compulsivo, a nascondere la grande fragilità che lo contraddistingue e una spiccata sensibilità che lo porta ad affezionarsi a chiunque gli stia intorno, dal cagnolino Chagall al collega Stopparo, e ad essere iperprotettivo nei confronti dei suoi sottoposti, in particolar modo Eugenie, che vede molto simile a se stesso, forse troppo, e che non vuole perciò che rischi di fare la sua stessa fine di uomo solo e votato al lavoro.
Sono stati proprio questi aspetti a farmelo apprezzare tanto, nonostante in alcuni momenti faccia un po’ sorridere la sua goffaggine, come nell’avere a che fare col nuovo ministro degli Interni.
Non avrei pensato, prima di avere tra le mani questo, che uno scrittore italo francese potesse scegliere di ambientare il proprio libro a Roma, ma devo dire che nel leggerlo non si notano elementi che possano rendere non azzeccata questa scelta.
Il tono ironico, tagliente, scanzonato rendono la lettura scorrevole ed estremamente piacevole.
Questo però non esclude la possibilità di trattare temi importanti con uno sguardo amaro e spesso di condanna, come quello dell’aspetto consumistico e materialista della società in cui viviamo, non solo in riferimento al mondo calcistico; quello della condizione degli anziani nella società moderna, posti di fronte al paradosso di essere più in salute e di avere bisogni uguali a quelli dei più giovani, ma contemporaneamente di contare di meno, di essere lasciati più al margine come inutili, e all’imbarazzo che crea nei giovani lo scoprirli soggetti di diritti e con una propria vita sociale, oltre alla parte più sentimentale; la condizione degli stranieri in Italia, e dello sfruttamento a cui spesso vanno incontro con lavoro in nero e pagamenti non rispettati; il tema del fine vita, in particolare dei malati terminali, confinati in strutture e lasciati soli, perché la morte spaventa e l’attesa è difficile da affrontare per chi li circonda, o solo perché sono rimasti già soli nella vita perché le persone care sono mancate prima di loro.
A questo proposito è stata estremamente toccante la scena del commissario e del bignè di San Giuseppe (da noi le chiamiamo zeppole) per l’anziano Luciano, per cui ho versato qualche lacrimuccia.
Per tutte queste situazioni che si incontrano durante le indagini troviamo in epilogo una conclusione, e questo mi è piaciuto tanto, perché è davvero brutto quando trovi nei libri spunti anche interessanti, che però vengono lasciati lì così in sospeso.
Perfino l’aspetto della passione di Leoncini per il nazismo viene inquadrato qua e là dallo stesso protagonista, come collegato ad altre dittature che hanno compiuto stragi simili se non peggiori, rendendo a mio parere chiaro l’intento di condanna per certi aborti storici.
Mi è piaciuto tante anche ritrovare sparse nel libro citazioni artistiche e letterarie, come la passione del maresciallo per la lettura che, seppur sottolineando la tragica condizione del mercato dei libri in Italia, serve anche a rendere evidente come i libri possano diventare i migliori amici di un uomo.
Il titolo non è scelto a caso: i delfini sono visti come animali pacifici, allegri e giocosi, forse un po’ ingenui e indifesi. Eppure in mezzo a degli squali, facendo branco sono capaci di difendersi sbaragliando anche il peggior nemico.
Ed è così che la frase “come delfini tra pescecani” che torna più volte ripetuta da Ansaldi, ad identificare come persone semplici ed oneste vengano sbranate dai soggetti che li circondano, pesci più grossi e senza scrupoli, viene ribaltata individuando l’aspetto più importante per potersi difendere: i legami interpersonali e il fare squadra.
Ringrazio la casa editrice Salani per avermi dato la possibilità di conoscere questo nuovo giovane autore e ne consiglio la lettura a chiunque ami i gialli con personaggi veri e profondamente umani.
Ciao! Ecco mannaggia capisco bene cosa voglia dire iniziare una serie non dall'inizio. Ma sono contenta che tu abbia potuto incontrare un nuovo autore valido
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