giovedì 22 aprile 2021

IL BAULE DELLE STORIE Papà Gambalunga - Jean Webster


Titolo: Papà Gambalunga
Autore: Jean Webster
Edizione: Giunti junior; 9 gennaio 2011
Pagine 160
⭐⭐⭐⭐⭐



Rileggere questo libro a distanza di così tanti anni dalla prima lettura da piccola, quando mi è stato regalato perchè era uno dei miei cartoni animati preferiti, è stata un’emozione unica, dolce e un po’ malinconica.


Le avventure di Gerusa Abbott, orfanella del John Grier, che ha la fortuna di incontrare il misterioso benefattore, che si fa chiamare John Smith, che chiede di scrivergli delle lettere per tenerlo aggiornato sui suoi progressi, in cambio di mantenerla agli studi universitari in un convitto, sono meravigliose.
Joujou gli dà il soprannome di Papà Gambalunga a causa della sua ombra proiettata sul muro con le gambe lunghissime, che è tutto ciò che riesce a sapere di lui, prima che lasci l’Asilo, data la sua volontà di mantenere l’anonimato.

Si segue, lettera per lettera, la crescita della ragazza, sia a livello sociale che emozionale, e alla nascita di sentimenti molto forti nei confronti delle prime persone che, nella sua vita, la fanno sentire normale e amata.

Crescendo comincia a trovare la propria identità e a trovare il coraggio di affermarla prendendo delle decisioni che siano anche contro ciò che vorrebbe facesse il suo Papà Gambalunga, visto che non fornisce motivazioni in merito.
Noi le motivazioni le capiamo bene però da esterni.

È stato come tornare una ragazzina, e non solo per l’età in cui l’ho letto.
Non ho mai apprezzato completamente l’identità che poi si rivela del membro del Comitato, che comunque si intuisce durante tutto il libro, perché avrei preferito restasse la figura paterna che era stato fino a quel momento.


“Conosco una quantità di ragazze, Giulia tra le altre, che non si rendono affatto conto di essere delle privilegiate e che sono così abituate alla loro agiatezza da non accorgersene neppure. Ma io mi accorgo in tutti i momenti della giornata che sono felice, e non smarriró tale sentimento per quante disgrazie mi possano capitare, perché considero le cose sgradevoli, mal di denti incluso, come delle interessanti e necessarie esperienze attraverso alle quali mi compiaccio di essere passata. “Sotto qualunque cielo io mi trovi il mio cuore è preparato a qualsiasi destino”.”

“Ciò che conta nella vita non sono i grandi piaceri, ma bensì l’arte di ingrandire i piaceri piccoli. Ed io, papà, ho scoperto il vero segreto di essere felici, che è quello di vivere nel presente, e di non rimpiangere continuamente il passato nè di anticipare l’avvenire, ma di strappare all’attimo tutto ciò che esso può darci. (...) in generale la gente non vive, ma galoppa nello sforzo di raggiungere una meta che si profila lontano all’orizzonte; e nell’ardore della corsa è così affannata, così palpitante che perde di vista tutta la bellezza, tutta la pace del paese che attraversa. Alla fine la prima cosa della quale gli uomini si accorgono, è che sono vecchi e esauriti; allora che cosa importa che abbiano raggiunto la meta oppure no? Ebbene, io siederò per la strada e farò una grande provvista di piccoli piaceri anche se dovrò rinunciare ad essere una grande scrittrice.”

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