martedì 27 aprile 2021

Foto di famiglia - Jojo Moyes


Sarebbero tre stelle e mezzo per questo libro perché non mi ha soddisfatta fino in fondo e, avendo già letto questa autrice, mi sarei aspettata qualcosina in più.


Titolo: Foto di famiglia
Autore: Jojo Moyes
Edizione: Sonzogno; 1/1/2003
Pagine 358
⭐⭐⭐




Si tratta comunque di una bella storia, basata su tre generazioni a confronto.
Protagoniste sono tre donne: Sabine, figlia di Kate, viene mandata da questa in vacanza forzata dalla nonna Joy, in Irlanda, dopo la conclusione dell’ennesima relazione della mamma con un uomo, in questo caso Geoff.
Kate si è trasferita a Londra lasciando la famiglia quando aveva appena 18 anni, incinta della figlia, a causa di dissapori e incomprensioni con i genitori e il fratello Cristopher, e sono stati a trovarli solo tre volte anni prima. La ragazzina perciò troverà ad aspettarla un mondo che non si aspetta, completamente diverso da quello a cui è abituata.
Pian piano però imparerà a conoscere i nonni e la loro storia e a capire alcune loro scelte.
La malattia del nonno porterà lì anche Kate e una volta lì, le tre donne dovranno fare i conti l’una con l’altra e con i propri demoni.
La narrazione viaggia su due piani temporali diversi, aspetto che mi piace tanto: quello del presente, sdoppiato tra l’Irlanda e Londra, e quello del passato dei due nonni da giovani, dal giorno in cui si sono conosciuti.
Il pretesto per avvicinare prima nonna e nipote, e poi madre e figlia, è tipico di queste storie, le foto della nonna e della mamma da giovani, che Sabine ritrova in vecchie scatole abbandonate in una stanza chiusa e impolverata.
I racconti servono a mettere in luce il lato sensibile e fragile della nonna, che sembra fredda e scostante, ma anche in seguito a far emergere segreti sepolti che riescono a riavvicinare madre e figlia scoprendone il lato più umano.
Mi piace molto la particolarità di Thom, e la sua disabilità, nonostante la sua sia la classica figura dell’uomo bello ma di rango sociale inferiore, amato dalla figlia tanti anni prima.
Molto dolce e particolare anche la figura di Annie, figlia della signora H, anche se secondaria, che serve a toccare il delicato tema della perdita di un figlio.
Non riesco purtroppo mio malgrado a non condannare il comportamento di Edward, nonostante fosse un marito esemplare per il resto fino a quel momento, è per me davvero inconcepibile, ed uno dei miei timori inconfessati, che nel primo momento di difficoltà si comporti quasi come un tossico, un malato con una forte dipendenza, che debba trovare la sua dose quotidiana per non andare in crisi di astinenza. È probabilmente l’unico protagonista dipinto interamente a tinte fosche da quel punto in poi.

Al centro di tutto stanno l’incomunicabilità, il non detto, e la distanza generazionale, che alimentano abissi di silenzio e di lontananza e che causano sofferenze insormontabili a tutte le persone coinvolte.

Si riconosce però nella trama un’espressione acerba dell’autrice, in quanto ho avvertito come se la conclusione fosse stata un po’ frettolosamente messa insieme. Avrei apprezzato che tutti i nodi costruiti e dipanati abilmente venissero poi sciolti un po’ meglio, mentre invece così mi è sembrato come se si volesse inserirci il lieto fine a tutti i costi e in tutti gli aspetti.
In più ho apprezzato la fine del nonno ma mi sarebbe piaciuto ci fosse in qualche modo un suo ruolo un po’ più decisivo nella storia e non rimanesse invece così marginale, nonostante assuma parte rilevante nei racconti del passato.
Tutto sommato comunque è stata una lettura molto piacevole che anticipa quelli che poi saranno i capolavori della scrittrice.

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