Titolo: Borgo sud
Autore: Donatella Di Pietrantonio
Edizione: Einaudi; 3 novembre 2020
Pagine 168
⭐⭐⭐⭐
È notte fonda quando Adriana fugge con suo figlio in braccio verso casa della sorella. Bussa alla sua porta, senza spiegazioni, porta scompiglio e vive come se le fosse tutto dovuto.
È fuggita da Borgo Sud, Adriana, ed è proprio lì che una telefonata di anni dopo riporterà l'arminuta.
Un passo a ritroso, anno dopo anno, per imparare ad accettare il proprio futuro e andare avanti.
Ancora una volta mi sono lasciata stregare dalla Di Pietrantonio: sono caduta tra i fili ben tessuti della sua enorme ragnatela ed è stato impossibile uscirne
Devo ammettere che inizialmente il mio approccio a qiesta nuova avventura non è stato dei migliori; ho trovato le prime pagine molto confusionarie e prive di energia. Le ho trovate in un certo senso apatiche.
Dopo aver conosciuto i personaggi nell'arminuta, infatti, qui dove sono adulti è stato più difficile empatizzare con loro... Trovare una via di mezzo, un compromesso.
Da metà fin quasi alla fine, poi, ho ritrovato lo stile del volume precedente: lineare, senza giri di parole.
È qui che, complici gli argomenti, non sono più riuscita a smettere di leggere.
Quella di Borgo Sud è una storia multitematica.
Ancora una volta, come nel precedente, si va a dare grande importanza ai legami. Legami che crescono, legami che nascono, legami appena accennati ma che sono pur sempre qualcosa.
Ancora una volta si continua a proporre la situazione tra classi sociali diverse.
Ma ancora una volta i temi di sfondo sono tanti e vari.
Si parla di superstizioni, tradimenti, omosessualità, perdita, dolore... Ma si parla anche di violenza sulle donne, probabilmente.
È un mix di emozioni e realtà che arrivano dritte al lettore come un pugno allo stomaco.
Le due protagoniste sono cresciute ma hanno mantenuto i loro tratti distintivi.
Adriana continua ad essere testarda e spericolata, l'essere madre non l'ha cambiata di molto. Ha solo spostato la sua visuale da sé stessa a suo figlio.
L'arminuta, ancora mi chiedo perché non scopriamo mai il suo nome (possibile che mi si sfuggito? No, non credo), è sempre un po' al margine in una vita fatta di sofferenze e abbandoni. Apparentemente, viste le origini della sua vera famiglia, non le è mai mancato nulla ma... Sono gli affetti quelli che gli mancano un po', continua a ricadere in quello stato di abbandono con ogni relazione.
"In quel momento non ero pronta a esistere in in futuro diverso dal suo. Non lo sono mai stata del tutto, neanche dopo, né oggi. Ancora incredula, tollero la distanza che ho voluto. Sono rimasta fedele a un uomo che non poteva amarmi. È il mio segreto, la mia devozione."
La storia è strutturata su due filoni paralleli in un continuo salto temporale tra presente e passato che rende difficile entrare nell'ottica. È tutto un grandissimo deja vu fatto di presagi.
Quei presagi che mi hanno lasciato un'ansia opprimente sulla pelle.
"Mia madre l'aveva indovinato il futuro delle sue figlie femmine, lo presentiva dentro di sé in quel suo modo viscerale, fisico, come una colica, una turbolenza dell'intestino. Mia madre era nei presagi."
Il finale mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, un senso di incompletezza...
Tuttavia, lo stile dell'autrice e l'incanto della storia in sé non possono far altro che spingermi a consigliare questa lettura.
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