Dunque io ho iniziato questo libro aspettandomi un thriller visto come è classificato e che è scritto sulla copertina a caratteri cubitali ma non è ciò che ho trovato...si tratta di un romanzo di avventura puro e semplice e nemmeno dei migliori.
Ma andiamo con ordine.
Titolo: Il segreto della foresta perduta
Autore: Patrick Woodhead
Edizione: Newton Compton; 12 luglio 2012
Pagine 334
⭐⭐
Luca è uno scalatore che ha smesso di scalare e si è ritirato dalla vita sociale dopo aver perso un amico durante una loro impresa. Viene contattato da un amico per la scomparsa nella foresta del Congo, di un caro amico d’infanzia con cui è cresciuto, Joshua, con la preghiera di rintracciarlo.
Beatrice Makuru è figlia di un francese e di un’indigena, e pilota e tecnico minerario che viene coinvolta nelle indagini per le misteriose e continue esplosioni delle miniere.
Poi ci sono i francesi e gli americani e i cinesi che sfruttano le lotte intestine tra le varie popolazioni indigene per arricchirsi e depredarli delle loro risorse mentre questi si fanno la guerra con le loro armi, altri bianchi che fregano i loro simili credendosi più furbi e contrabbandano, e ci sono i gruppi dell’LRA che cercano di riprendersi i loro territori dai muzungu.
Insomma è tutto una serie di cliché e luoghi comuni che non inventano nulla.
Si indubbiamente sarà anche il fatto che non è esattamente il mio genere ideale ma i romanzi di avventura scritti da altri scrittori, tipo Berry e Buticchi mi piacciono, perché hanno non solo storie originali ma soprattutto trame complesse e costruite a regola con tanti diversi tasselli che contribuiscono a spiegare e motivare ciò che accade.
Invece qui tutto questo manca, basandosi su una trama trita e ritrita e senza spiegare in effetti bene nemmeno i retroscena.
Su tutti in particolare non ho apprezzato che la figura di Jean-Luc che è l’unica che sia più caratterizzata e che abbia un certo spessore, venga lasciata, buttata lì così senza far capire effettivamente cosa sia accaduto in Sierra Leone per cambiarlo in quel modo.
E c’è di più: i cliché sono anche quelli dei classici romanzi o film di avventura, dove deve esserci il protagonista tormentato che deve vincere i propri timori per salvare la bella in pericolo, e ci sono la scena di guerra e le armi e gli elicotteri (che sì abbiamo capito che lo scrittore ne capisca ma a noi che ce ne frega di sentire i nomi di tutti i mezzi e i fucili e l’armamentario?), c’è la tipa impulsiva che si caccia nei guai e le scene di sesso che non devono mancare mai perché fanno leva sul testosterone di chi di solito li guarda o legge, ma che poi qui c’entra veramente poco dato che lei pochi secondi prima pensava a quanto ami marito e figlio!!
Insomma non posso dire che mi sia piaciuto anche se è scivolato via in fretta.
L’unica minima nota positiva è la scoperta fatta nella miniera riguardo questo nuovo sconosciuto materiale, che per un momento mi ha fatto chiedere se non sia ciò che succede davvero, prima di ripiombare nella noia.
Altro particolare è la conclusione, di cui non ho compreso davvero bene il fine, se non di ipotizzare potesse essere quello di rilevare come il potere una volta ottenuto porti chiunque a compromettersi.
Ho letto che il primo libro di questo autore abbia ottenuto un discreto successo ma immagino che l’ambientazione in Tibet abbia permesso di creare una trama molto più originale.
Con questo però mi dispiace ma proprio non ci siamo!
Autore straniero
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