RECENSIONE "I TRE MOSCHETTIERI" di Alexandre Dumas
E adesso....rullo di tamburi....apriamo le danze!!!!!!
Come prima recensione non potevamo che iniziare in bellezza con uno dei miei autori preferiti. Molti di voi avranno sentito parlare di questo libro che è ormai entrato nell'immaginario collettivo grazie al famosissimo film e al "Tutti per uno, uno per tutti!".
Beh se anche voi siete tra quelli che ancora non hanno letto il libro riceverete una sorpresa....
Dopo aver letto questo romanzo che già conoscevo indirettamente, devo fare una precisazione fondamentale: chi si avvicini alla lettura con l’idea del film, ne resterà profondamente deluso!
Innanzitutto non so da dove lo sceneggiatore abbia tirato fuori l’immagine dei moschettieri come di eroi senza macchia nè paura, nè della storia tipo poema epico. Niente di più lontano da quello che sono veramente i nostri protagonisti e le loro vicende! Perfino il motto diventato tanto famoso “tutti per uno, uno per tutti” nel libro compare una sola volta.
Qui il guascone D’Artagnan parte dalla casa paterna per Parigi con una raccomandazione per il signor di Treville, vecchio amico paterno.
Già sulla strada per la città incontrerà i primi intoppi ai suoi piani e darà mostra del suo carattere focoso, impulsivo e che si abbandona troppo facilmente alle passioni senza alcun freno, probabilmente anche per la giovane età.
Quasi subito troverà sulla propria strada Athos, Porthos e Aramis, amici inseparabili e compagni di tafferugli e gozzoviglie. Si tratterà più che altro di uno scontro, anzi di tre, che poi però per sua fortuna si risolveranno per il meglio, quando gli si presenterà la possibilità di mostrare la sua abilità con la spada grazie alla grande agilità e il suo buon cuore.
A parte i vizi dei tre: le donne, il cibo, il gioco e il provocare le guardie del cardinale, non troviamo una grande caratterizzazione dei protagonisti a parte forse un po’ in più di D’Artagnan, ma va bene così in quanto è ciò che ci si aspetta da Dumas dopo averne conosciuto un minimo la penna. Allo stesso modo non si smentisce minimamente riguardo la sagacia e l’ironia che contraddistinguono la sua narrazione, come ne Il tulipano nero, e che qui non fanno assolutamente difetto anzi, fanno scorrere velocemente via le vicende.
L’unica pecca che trovo se proprio devo trovare un difetto, sta nel fatto che in alcuni momenti non si ha l’impressione di continuità negli avvenimenti ma sembra che ad un certo punto si interrompa e rallenti e poi si riprenda improvvisamente a distanza di tempo, e questo rende un attimo difficile capire da dove e a chi si stia ricominciando ma dura davvero poco perché l’autore è capace di coinvolgere di nuovo velocemente.
Il momento più noioso è stato quello dedicato alle vicende di Milady in Inghilterra, dove mi sono innervosita non poco perché mi è sembrato veramente inconcepibile che una sola donna potesse fregare in quel modo negli anni così tanti uomini e passare impunita e farsi credere da chiunque per quanto bella potesse essere.
Richelieu che nei vari film risulta alquanto odioso e malvagio, qui non mi ha suscitato così tante antipatie in quando viene tratteggiato semplicemente come un abile stratega che cerca il successo per le proprie mire politiche ed affettive, mentre invece il re Luigi XIII qui diventa uno smidollato che cambia opinione dalla sera alla mattina a seconda di come venga provocato da chi ha di fronte.
Ho apprezzato molto Planchet che, nonostante inizialmente sembri guidato solo dall’interesse economico, si rivelerà molto più fidato e valoroso del previsto, e Grimaud che cerca di soddisfare i capricci di Athos al minimo cenno, mentre Mosqueton risalta di meno e Bazin è solo interessato al proprio obiettivo di avere il padrone uomo di chiesa.
La parte più tetra e dove il ritmo si fa più incalzante e coinvolgente è quella finale, dove Milady torna in Francia dopo essere riuscita indirettamente nel proprio fine (altro particolare diverso dal film), e i quattro le sono dietro.
Le 4 stelline vanno alla penna di Dumas che si riconferma ineccepibile facendo sorridere nella descrizione di quei tratti e comportamenti che in altro momento sarebbero da condannare aspramente, rendendo comunque alla fine ad ogni modo, i 4 ragazzi, degli eroi.
Letto anni fa, mi era piaciuto ma non così tanto da voler leggere il seguito. Però Dumas ti tiene incollato alla pagina, sempre e comunque ;)
RispondiEliminaSì è perfettamente capace di farlo, qualsiasi cosa scriva! In realtà io ho già il seguito pronto:-)
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