Titolo: Tre gocce d'acqua
Autore: Valentina D' Urbano
Edizione: Mondadori; 1 giugno 2021
Pagine 372
⭐⭐⭐⭐
Ed ecco che purtroppo, come spesso accade, sarò la voce fuori dal coro.
E mi dispiace perché ho adorato questa autrice con Isola di neve e la sua scrittura mi piace tantissimo.
Ma non sono riuscita ad apprezzare allo stesso livello questo libro, almeno non in tutte le sue parti, anche se comunque mi è piaciuto tanto ugualmente.
Le “tre gocce d’acqua” del titolo sono Celeste, Pietro e Nadir.
Celeste è appena una bambina quando ne facciamo la conoscenza, quando va incontro ai più grandi sconvolgimenti della sua fino a quel momento breve esistenza: il fratello Pietro amatissimo decide di trasferirsi a casa sua; scopre purtroppo di avere una malattia detta “delle ossa fragili” per cui si procura fratture con niente; scopre che il padre aveva avuto un’altra donna prima della sua mamma, Lucrezia, e che questa ha un altro figlio della sua età, Nadir, con cui è costretta a condividere Pietro, cosa che proprio non le va giù.
Questo periodo dell’infanzia dei due con Pietro già adolescente, perché più grande di dieci anni, è stato per me il più riuscito, il più toccante, quello in cui la lotta tra questi due bambini che non sono in fondo nemmeno davvero fratelli, colpisce tutti intorno e raggiunge livelli improponibili.
È la rabbia di due bambini che amano troppo e che fanno fatica a comprendere quella loro “famiglia strana”.
Poi crescono e noi li seguiamo tutti e tre in questa crescita.
L’adolescenza difficile e sofferta di Celeste che, con lo sviluppo, patisce dolori inenarrabili, e come ciò la spinge a chiudersi in sè e a non avere amici se non quei due fratelli, e il modo in cui loro e gli adulti le si stringano attorno è toccante e rende evidente come si possa avere una grande fortuna anche nella sorte negativa che le è toccata.
Pietro intanto si laurea, diventa professore e ricercatore universitario, e sceglie la via più difficile, quella degli ideali, dei sogni, della libertà, che è sempre quella che porta alla lotta, alla guerra, presto o tardi. E lui nemmeno riesce a restarne fuori.
Devo dire che, tutto sommato è lui la figura che ho più amato, nonostante le sue fragilità e il non riuscire ad amare realmente nessun altro che non sia la propria famiglia, ma anche una sorta di egoismo che lo spinge a immolarsi per cause superiori, che è poi ciò che me lo ha fatto apprezzare di più.
Da lì il rapporto tra lei e Nadir cambia e comincia a diventare un qualcosa di indefinibile, inizialmente, che poi si palesa e diventa sempre più chiaro per tutti, tranne che per lei, e questo è l’aspetto che crea più difficoltà praticamente in tutto il resto del libro, accanto alla presenza ingombrante di quel fratello Pietro tanto amato ma che con la sua presenza divide.
Questo è stato per me portato all’esasperazione ed è l’aspetto che ho apprezzato di meno nel libro.
Va bene la difficoltà ad ammettere i propri sentimenti, va bene anche il carattere difficile di Nadir, e il suo tenere nella più alta considerazione il parere del fratello, ma andare avanti su questa linea, con continui tormenti, sofferenze, incontri scontri e gli strazi conseguenti per più di vent’anni mi sembra davvero troppo, quando alla fine restano gli unici a non cedervi. E soprattutto, aspetto per me peggiore, sembra che lo accettino solo quando non c’è più nessuno a ostacolarli, cosa che trovo di cattivo gusto.
La narrazione di Valentina è ancora una volta perfetta, arriva dritta al cuore e lo stringe facendolo sanguinare, facendo versare lacrime qua e là in diversi passaggi.
Pur non considerandolo il suo libro migliore è sicuramente un libro che consiglio di leggere per familiarizzare con questa famiglia strampalata e con le emozioni che questa autrice riesce a far provare, qualsiasi sia la storia narrata.
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